Da “Baffino” a “Buffone”, finale craxiano per Massimo D’Alema
di Massimo Donelli
Nicolae CeaușescuCollegamento esterno che si affaccia dal balcone del suo marmoreo, allucinante palazzo a Bucarest e resta a bocca aperta perché sotto c’è una folla ribelle che sventola le bandiere della Romania mutilate della falce e martelloCollegamento esterno e lo contesta…
Bettino CraxiCollegamento esterno sommerso da una pioggia di monetine mentre esce dall’Hotel RaphaelCollegamento esterno di Roma, protetto dalla polizia, che lavora duro per trattenere una folla inferocita…
Saddam HusseinCollegamento esterno con la barba e i capelli lunghi, gli occhi stralunati, stanato dal rifugio sotterraneoCollegamento esterno alla periferia di TikritCollegamento esterno…
Enrico LettaCollegamento esterno che consegna controvoglia la campanella del premier a Matteo RenziCollegamento esterno e se ne va, gelido, da Palazzo ChigiCollegamento esterno…
La Storia moderna si potrebbe raccontare anche in questo modo, per immagini e brevissime didascalie. Perché valgono più di mille parole, certe immagini. Specialmente quando – senza pudore, senza pietà – fermano l’istante in cui uomini che hanno assaporato il potere se lo vedono, di colpo, sottrarre.
E’ sempre andata così, da Giulio CesareCollegamento esterno in poi.
D’improvviso, il comando passa di mano.
Eppure, ogni volta, siamo spiazzati.
Venerdì 12 dicembre, per esempio…
In Italia è il giorno dello sciopero generale.
Nel deserto del centrodestra, il centrosinistra recita due parti in commedia: è, a un tempo stesso, il Palazzo e la Piazza.
Mentre Renzi lavora nel suo studio a Palazzo Chigi, Susanna CamussoCollegamento esterno e alcuni parlamentari del PdCollegamento esterno animano le manifestazioni antigovernative che si svolgono in 54 città italiane.
In questa cornice schizofrenica (difficile da spiegare a uno straniero), fa capolino la Storia. Che registra nuove immagini, devastanti, per sancire la fine di un vecchio potere. Massimo D’AlemaCollegamento esterno esce dal municipio di Bari e viene insultatoCollegamento esterno sullo sfondo di bandiere rosse sventolanti: i lavoratori gli urlano “Lurido“, “Venduto“, “Pezzo di merda“, “Buffone“.
L’ex “lider Massimo” (che gli avversari da sempre chiamano “Baffino“) non siede più nemmeno in parlamento.
Ma lì, agli occhi di tutti, sta incarnando il Potere.
Consapevole di ciò, abbassa lo sguardo, non reagisce e, mani in tasca, scivola via, livido, protetto dalle guardie del corpo.
E l’oltraggio non si ferma qui.
L’unico a spendere una parola di solidarietàCollegamento esterno per lui (che deve ingoiare anche una battuta di Massimo CacciariCollegamento esterno: “Il compagno D’Alema mi ha fatto un po’ penaCollegamento esterno“) è un oscuro parlamentare europeo del Pd. Tutti gli altri, a cominciare da Renzi, zitti. E, così, D’Alema, domenica 14 dicembre, ha disertato l’assembleaCollegamento esterno del partito…
Il cortocircuito della politica italiana, che paga ancora la rivoluzione per via giudiziaria di TangentopoliCollegamento esterno (1992), non poteva avere miglior rappresentazione: D’Alema, insultato da una folla di suoi elettori che scioperano contro il governo guidato dal segretario del suo partito, fa, 22 anni dopo, la stessa fine (mediatica) di Craxi.
Allora sembrava inimmaginabile.
Ma poi sulla scena è comparso Renzi.
E la prima promessa dell’outsider fiorentino è stata la rottamazione della classe dirigente del Pci-Pds-Ds-PdCollegamento esterno.
Renzi ultimamente viene spesso accusato di promettere tanto e mantenere poco, come certificano i sondaggi che indicano un calo di popolarità. La rottamazione, però, gli sta riuscendo, eccome (anche, va detto, grazie al fango che fuoriesce dall’inchiesta Mafia Capitale, dove nessuno, da Giovanna MelandriCollegamento esterno a Walter VeltroniCollegamento esterno, è immune da schizzi fastidiosiCollegamento esterno…). E il suo scalpo più prezioso, oggi, non ci sono dubbi, è quello di D’Alema.
Passato, in un amen, da “Baffino” a “Buffone“…
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Il video della contestazione
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