Da Kandahar al Brennero: lettera a un cugino afghano
di Aldo Sofia
“Ahmed, cugino caro, sia fatta la gloria di Allah, la tua telefonata di ieri sera mi ha confermato che sei in vita nella nostra dolce e tormentata Kandahar. Ma andiamo subito al dunque. La linea era molto disturbata, ma se ho capito bene hai deciso di passare da Bolzano, passare da me qualche giorno, e poi proseguire per l’Austria per poi tentare di raggiungere la parte della nostra famiglia che sta in Norvegia. Devo però metterti in guardia. Qui non é più come dieci anni fa, quando ho avuto la fortuna di arrivare in Italia e soprattutto di trovare un lavoro dome camionista, e un bravo padrone, anche se scuote la testa e sorride quando gli ripeto che io ho studiato ingegneria in Afghanistan.
Adesso è tutto diverso. Mi hanno detto che proprio qui, al confine tra Italia e Austria, un secolo fa ci fu una grande e brutta guerra, con tantissimi morti. La gente ne parla ancora, ci sono enormi cimiteri e monumenti ovunque, e quindi non capisco come mai adesso i due paesi sono ai ferri corti. Per la verità la causa sono quelli come noi, i profughi. Il governo austriaco ha infatti deciso di alzare una rete sul confine del Brennero, una montagna alta come dalle nostre parti, confine che fino a ieri era aperto. Una cosa bellissima, ma adesso hanno paura che arrivino tanti immigrati dall’Italia, e pochi giorni fa in Austria ci sono state elezioni e ha stravinto un signore (anche lui ha un nome che comincia con la lettera “H”) che non vuole nemmeno un profugo.
L’Italia si è tanto arrabbiata, ma gli altri non mollano, dicono che non vogliono essere invasi dai musulmani (ma se fossero tutti cristiani, sarebbe diverso?). Italia e Austria sono ufficialmente paesi amici e alleatii, ma in Europa tutti litigano, a volte mi ricordano i nostri “signori della guerra”, che quando sparano purtroppo sparano davvero mentre qui le sparano grosse. Quindi guarda che per te sarà difficilissimo. Ne ho parlato al mio padrone, che però è arrabbiatissimo, dice che nemmeno sa se potrà tenermi come autista, perché i controlli austriaci al Brennero rischiano di metterlo in crisi, e ho letto che i controlli severi che saranno introdotti potrebbero far perdere all’Italia circa 10 miliardi. Ma anche gli austriaci ci perderanno, o no?
Quindi pensaci bene, Ahmed. Devi anche sapere, e se sarai sorpreso visto le nostre sofferenze, che noi afghani non abbiamo, come invece l’hanno per i esempio i siriani e gli iracheni, il diritto di chiedere l’asilo politico, come se la nostra guerra non facesse morti feriti e distruzioni: ma siccome nella guerra di casa nostra ci sono di mezzo gli occidentali, allora non hanno il coraggio di chiamarla col suo nome (mentre i pakistani, quelli sì, fanno bene a ricacciarli a casa, perché da loro, che si vantano di avere addirittura la bomba atomica, i kamikaze che fanno stragi se li organizzano da soli). In realtà, negli ultimi mesi, sul Brennero i migranti arrivano col contagocce, non sono mai stati così pochi come ora, ma l’Austria ha paura, e devi sapere un’altra cosa, che è buffa se non fosse conferma che non ragionano molto: l’anno scorso ci sono stati più profughi che dall’Austria sono passati in Italia che profughi che dall’Italia sono passati in Austria. Non ci crederai, ma é proprio così.
È tutto strano e sballato. Comunque ti ripeto, pensaci bene. Ma siccome ti conosco, sei testardo, la guerra e la miseria fanno paura a tutti, e la nostra dolce tormentata Kandahar sarà presto governata da quei matti di Talebani, se proprio vuoi raggiungermi per passare in Austria a tutti i costi (lo capisci, nella mia stanzetta siamo già in tre) lascia perdere il Brennero e cerca di arrivare qua durante l’estate inoltrata: io ti accompagnerò ad Innichen (che nonostante il nome sta in Italia e gli italiani la chiamano San Candido): provvederò io ad affittare una bicicletta, raggiungerai la pista ciclabile, ti mischierai alle migliaia di turisti italiani che tutti i giorni pedalano allegri (e anche tu, cerca di sorridere e di mostrarti felice) lungo i 43 km quasi tutti in discesa che portano alla città austriaca di Lienz, sulla ciclabile non c’è dogana e non è previsto che vi sarà, e quando arrivi a Lienz mi raccomando porta la bicicletta in stazione, la riconsegni con un tagliando che ti consegnerò, e loro la rispediranno in treno a San Candito (è bello sapere che almeno per le biciclette vige ancora la libera circolazione). Ma spero tu abbia capito che attraversare il confine non sarà una passeggiata. In questa nazione c’è un solo uomo, il papa, che parla del dovere morale di accoglierci. Gli altri se le inventano tutte per rimandarci fra le macerie della nostra, anzi della “loro” guerra.
Ti abbraccio, salutami la famiglia, e anche le nostre care montagne. Tuo cugino Amir, da Bolzano, Italia”.
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