I 529 giorni (dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013) in cui il Paese fu guidato dal professor Mario MontiCollegamento esterno erano ormai sepolti nella memoria collettiva assieme all’illusione che l’amministrazione della cosa pubblica possa fare a meno della politica.
Bene, dal loden al topless il cerchio si è chiuso, inesorabilmente. E dentro al cerchio, oggi, ci sono solo veleni.
Corrado PasseraCollegamento esterno, ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture di quel governo e neo fondatore di Italia UnicaCollegamento esterno, con cui vuole correre alle prossime elezioni politiche, in una intervistaCollegamento esterno a Vanity FairCollegamento esterno ha attaccato frontalmente Monti: «Era partito bene con l’opera di salvataggio, ma non ha avuto lo stesso coraggio nella fase dello sviluppo e delle riforme. Ha ceduto alle vecchie regole della politica, ha iniziato a incontrare i capi di partito. Bastava reggere ancora sei mesi, si sarebbero potute fare tante cose».
Monti, intervistato a In ondaCollegamento esterno, ha replicato, gelidamente, intingendo le parole nel curaro: «Corrado Passera? Lui giudica me, sono contento che mi ritenga meritevole di giudizio. Io non mi permetto di giudicarlo. Ricordo solo che ha avuto una concentrazione di poteri che mai nessun ministro dello Sviluppo ha avuto in Italia (…) Sono sicuro che Passera fa prima di tutto un’analisi autocritica, se rivela determinate lacune nella politica per lo sviluppo».
Oggi sotto gli ombrelloni di tutte le spiagge italiane, nonostante il nervosismo palpabile sui conti pubbliciCollegamento esterno e sull’autunno che saràCollegamento esterno, nessuno è minimamente sfiorato dall’idea che un tecnico possa essere meglio di un politico nel tirare il Paese fuori dai guai.
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