Dei tanti ticinesi emigrati negli Stati Uniti per lavorare come mungitori o guardiani di bestiame, una parte preferì tornare. I loro aneddoti di cowboy nei ranch della California, del Nevada e dell'Arizona furono raccolti dalla Radiotelevisione svizzera RSI in questo filmato del 1965.
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tvsvizzera.it/ri con RSI (Teche)
La Svizzera italiana ha una lunga storia di emigrazione. Inizialmente diretta perlopiù in Italia, in parte stagionale, contemplava artigiani specializzati come spazzacamini, ramai, cioccolatai, fornaciai, arrotini e vetrai.
Ma la dura vita rurale del sud delle Alpi spinse in seguito decine di migliaia di persone a cercare fortuna lontano da casa. Dal XIX secolo, molti emigrarono verso gli Stati Uniti, l’Australia e il Sudamerica [cfr. dossier di swissinfo.ch].
La California fu una delle mete predilette. Molti ticinesi vi lavorarono come mungitori, guardiani o allevatori di bestiame (in ranch dei quali più tardi divennero talvolta proprietari). Un’emigrazione, questa, che si estese alla prima metà del Novecento.
È proprio alcuni cowboy che il regista Victor Tognola decise di incontrare, per farsi raccontare le loro avventure oltreoceano. Siamo a metà anni Sessanta: tanti emigrati che avevano intenzione di tornare in Ticino sono ormai rientrati; altri, si sono stabiliti per sempre in America.
E così uno di loro racconta di aver curato, lì dove “le bestie erano grandi quasi il doppio”, circa 800 bovini, ricordando di quella volta che fu rincorso per due chilometri da un toro.
Un altro cowboy conferma: è un mestiere per il quale bisogna avere pratica e anche un po’ di coraggio, perché può essere pericoloso.
Quello di mungitore era invece un lavoro particolarmente duro per le mani. Un ticinese nato in Nevada dà un’idea dei ritmi di mungitura: 300 litri di latte al giorno a persona. L’ultimo emigrante intervistato ammette infatti di aver lasciato l’impiego per il dolore.
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‘Storie di cow-boy’, di Victor Jerko Tognola, fu trasmesso dalla Radiotelevisione svizzera RSI il 10 ottobre del 1965.
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