Compie dieci anni l'iscrizione della Ferrovia retica a patrimonio mondiale riconosciuto dall'Unesco. Un'occasione per raccontarne la storia, e rivederla com'era verso metà della sua ultracentenaria esistenza.
In effetti, la linea del BerninaCollegamento esterno -conosciuta anche per i manufattiCollegamento esterno che le permettono di superare grandi dislivelli senza cremagliera- ha come capolinea la stazione di Tirano, un paio di chilometri in linea d’aria oltre il confine italo-svizzero.
Dai 420 metri d’altitudine della località valtellinese, il trenino rosso risale la Val Poschiavo per raggiungere 2257 metri sopra il livello del mare del Passo del Bernina e da lì ridiscende ai 1770 metri di St. Moritz.
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È con due diversi registri, che abbiamo deciso di raccontarvi questa storia. Il primo è quello de ‘La ferrovia del Bernina’ di Antonio Maspoli, un documento di venti minuti diffuso il 28 dicembre del 1970 nella trasmissione della TSI ‘Il regionale’.
Con il passo dell’approfondimento, la pellicola ci accompagna lungo gli 86 chilometri di binari della ferrovia in funzione dal 1910 e rievoca come inizialmente fosse stata pensata per collegare l’Engadina con il resto d’Europa (da Tirano, partono i treni per Milano).
Le voci sottolineano intanto l’importanza della Ferrovia retica come datore di lavoro e per il turismo (“un biglietto da visita conosciuto in tutto il mondo”), nonché i legami di lunga data tra poschiavini e valtellinesi.
Nel 2017, invece, la Ferrovia del Bernina ha ormai oltre cento anni ed è patrimonio mondiale riconosciuto. In occasione dei mondiali di sci a St. Moritz, la redazione sportiva della Radiotelevisione svizzera RSI intramezza la diretta delle gare con questa “scheda”.
Yvonne Dünser, portavoce della Ferrovia retica, ricostruisce le iniziali difficoltà nel costruire la linea del trenino rosso, un’opera complessa e imponente, ma che ha portato benessere e fama ad una regione dalla natura incontaminata.
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