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FIGC: “Dalla gaffe delle banane Tavecchio esce più forte”

Carlo Tavecchio (a sinistra) e Giancarlo Abete Ansa

Il parere di Antonio Corsa, blogger calciofilo

Caro Corsa, io non capisco: L’Italia fa una figuraccia ai mondiali, la serie A non è più un campionato di punta, il presidente della federazione italiana gioco calcio Giancarlo Abete si dimette, si parla di rinnovamento… e viene candidato il vice di Abete che ha 70 anni? Mi spieghi lei…

In realtà, anche l’antagonista di Tavecchio, Demetrio Albertini, è stato discontinuamente vice presidente federale negli ultimi 8 anni. La realtà è che, al di là dei programmi, che ognuno può ritenere adeguati o meno, innovativi o meno (è una scelta soggettiva), quello che a me non piace, a prescindere, è che ad essere candidato sia un dirigente che è nel calcio da 40 anni e che è a capo della Lega Nazionale Dilettanti. Capiamoci con i numeri: finché parliamo dell’operato nella sua Lega, lo si può anche giudicare, volendo, positivamente, ma il problema è un altro e riguarda appunto il “peso” politico.

La LND “pesa” infatti per il 34% dei voti totali necessari ad esprimere il nuovo presidente federale. Se la si somma alla Lega Pro (che conta su un 17%) dell’amico e fedele alleato Mario Macalli -anche lui nel calcio da una vita- si arriva al 51%.

Teoricamente, in terza votazione, il 51% sarebbe sufficiente per vincere. Sempre in linea teorica, quindi, Tavecchio, presidente di una delle due leghe “minori” (senza offesa), potrebbe essere eletto presidente anche senza l’appoggio della Lega B (5%), della Lega A (12%), dei rappresentanti dei calciatori (20%), dei rappresentanti dei tecnici (10%) e degli ufficiali di gara (2%).

Si capisce, perciò, il motivo della sua “forza”. Semplicemente, non può essere battuto partendo dal 51% pressoché certo. E’ per questo, realisticamente, che Lega B e Lega A (inizialmente 18 squadre su 20, ora pare 16 su 20) hanno garantito il loro appoggio: era il cavallo vincente ed è uomo di fiducia di chi comanda in A. E’ la scelta più conservativa e quella che garantisce un po’ a tutti il mantenimento dello status quo.

Ma a chi conviene lo status quo e perché?

In Italia siamo restii ai rinnovamenti. C’è inoltre un altro aspetto più pratico: senza una ampia maggioranza si rischia concretamente il commissariamento, che vorrebbero tutti evitare. Meglio la certezza di un uomo conosciuto, amico, piuttosto che mettersi nelle mani di un esterno o di Albertini, decisamente osteggiato per il suo passato da calciatore e per essere stato anche nel sindacato dei calciatori.

Che ha che non va il fatto di essere un ex calciatore?

E’ lo stesso Albertini che ha dichiarato di essere vittima di questo pregiudizio. Non so, probabilmente è che il calcio preferisce essere comandato da “politici” del pallone, più funzionali al sistema e non di rottura. O molto più semplicemente non piace a chi comanda in Lega A

E chi comanda in lega A?

Mi pare evidente: il presidente della Lazio, Claudio Lotito e l’A.D. del Milan, Adriano Galliani.

Evidente da cosa? Milan e Lazio non stanno ottenendo grandi risultati, tutt’altro..

A livello sportivo magari no, ma a livello politico tutte le battaglie le stanno vincendo, dalla rielezione di Beretta alla Lega A (al posto di Abodi, altro giovane, altro innovatore quindi, probabilmente, altra “minaccia”) fino, appunto, all’appoggio a Tavecchio. Che è stato ribadito con forza anche dopo le polemiche di questi giorni.

Secondo lei c’è la possibilità che dopo le recenti gaffe, e il profilarsi di UEFA e FIFA ci sia un dietrofront su Tavecchio? O che lo stesso Tavecchio rinunci?

La risposta alla FIFA di uno di quelli che in Lega “conta”, ovvero di Maurizio Zamparini, presidente del alermo, è stata: “E’ vergognoso. La FIFA andrebbe sciolta”. Faccia lei.

Mettiamola così: la cosa più incredibile di tutta questa vicenda è che Tavecchio aveva il 68% circa delle deleghe a proprio favore prima dello scivolone mediatico (specifico: l’altro 32% non si è ancora espresso, quindi non è necessariamente a favore dell’altro concorrente) e, ad oggi, si contano sulle dita di una mano le società che hanno deciso di ritirare il loro appoggio. Di fatto, ne è uscito finora assolutamente immune dal punto di vista politico, se non addirittura rafforzato, perché chi non cade nemmeno in questi casi vuol dire che è in una botte di ferro.

Il colpo è stato accusato solamente a livello d’immagine, nonostante la stampa italiana abbia in un primo momento minimizzato la vicenda definendola appunto una “gaffe” mentre poi, accortasi dell’indignazione popolare (“Tavecchio” è in cima alle tendenze Twitter da giorni, con la gente imbufalita), è corsa ai ripari “coprendo” la notizia e dandole un’altra lettura, meno assolutoria. Non rischia, no. A meno che non intervenga il CONI con un commissariamento.

Ultima domanda: contro Tavecchio ci sono, in sostanza, solo Juventus, Roma, e poi si sono aggiunte Fiorentina e Samp. Perché? Perché Juve e Roma sono contro?

Perchè i loro presidenti hanno espresso quella voglia di cambiamento, non solo di programmi ma anche di immagine (vedi: età), che è poi quello che chiede la maggior parte della gente. Facce nuovi, programmi più “europei”, un viso presentabile e credibile a livello internazionale. Tavecchio, da quest’ultimo punto di vista, diciamo che parte malino.

Antonio Corsa scrive di calcio e basket, Juventus e Los Angeles Lakers in testa. Dopo aver animato per anni il blog L’uccellino di Del Piero, oggi è fra i fondatori di Juventibus.com. twitter: @antoniocorsa

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