I milioni di emendamenti, la ghigliottina, il canguro. Allegria, si cambia la Costituzione
di Aldo Sofia
Per fortuna ci viene in soccorso il celebre aforisma dell’impareggiabile Ennio Flaiano: “La situazione politica in Italia è grave ma non seria”. La “gravità” potrebbe essere riassunta oggi dal crescente distacco fra cittadini e mondo politico. La “non serietà” è invece perfettamente documentata dal dibattito di Palazzo Madama per la riforma del Senato. In verità, più che una riforma, una semi-cancellazione della Camera alta per passare a un sistema unicamerale. Ai senatori Renzi propone dunque una sorta di suicidio-collettivo: come se ai tacchini americani – si scherzò inizialmente – venisse chiesto di partecipare con festosa sollecitudine ed entusiasmo al banchetto del Giorno del Ringraziamento.
Eppure si tratta di una svolta che cambierà profondamente il volto istituzionale del Paese. Sommata alla riforma della Camera (con al centro uno spropositato premio di maggioranza alla lista elettorale vincente in due turni), la rifondazione di un Senato che avrà il ruolo passivo di vigilanza porta dritti dritti a un sistema di “premership”: con ampi e inediti poteri concentrati nelle mani dell’uomo, o della donna, che in futuro occuperà Palazzo Chigi. Una trasformazione quasi “genetica”. Che per l’ex sindaco di Firenze servirà a garantire l’immediata identificazione del vincitore delle elezioni politiche, e, soprattutto, la possibilità di governare senza eccessivi e paralizzanti intralci; mentre per l’opposizione (finché tale sarà) rappresenta un attentato alla democrazia rappresentativa.
Dunque, nei palazzi del potere, ci sarebbe di che dibattere molto seriamente. Macché, tutto o quasi diventa farsa. Da una parte e dall’altra. C’è per cominciare il fumoso pastrocchio con cui la minoranza del PD ottiene un complicato sistema di scelta dei futuri senatori da parte degli elettori: un listino parallelo, di cui le assemblee regionali che eleggeranno i nuovi esponenti della Camera Alta “dovranno tener conto” (ma che significa”?). C’è poi la beffarda indecenza degli 82 milioni di emendamenti, avete letto bene: 82 milioni, elaborati dal leghista Roberto Calderoli – sembra in collaborazione con il deputato svizzero/italiano Jonny Crosio, piuttosto conosciuto nel Locarnese. Operazione resa possibile da un algoritmo che spostando illogicamente paragrafi, parole, punti, virgole, accenti ha prodotto l’incredibile montagna di modifiche: che, si è calcolato, pur dedicando a ciascuna un solo minuto di dibattito, lavorando anche di notte, e impegnandosi sette giorni su sette, ci sarebbero voluti quasi 160 anni di lavori parlamentari per affrontarli tutti.
Poi ci sono le centinaia di migliaia di emendamenti comunque rimasti dopo la “ghigliottina” fatta scattare dal presidente del Senato Piero Grasso (attaccato da destra e sinistra) per superare di slancio le “vette” di Calderoli, lo stesso che quando era ministro della Semplificazione organizzò lo show di un autodafé, in cui vennero inceneriti 375 mila documenti (lasciando più o meno lo stesso numero di leggi). E allora ecco il “canguro”, un altro sistema scovato dagli aruspici del premier per il gran balzo verso l’accelerazione del voto che, dice Renzi, “deve” essere affrontato entro il 13 ottobre.
Un ostruzionismo senza senso (se non quello di farselo sicuramente bocciare), o, come lo definiscono gli inglesi con espressione decisamente più appropriata, “filibustering”, dunque piratesco. A cui il premier contrappone le norme delle “lame taglienti” e degli “animali saltellanti” garantite dal regolamento. Surrogate, oltretutto, dal disinvolto abbandono di un Silvio Berlusconi da parte di altri parlamentari di Forza Italia che cambiano casacca per gettarsi nelle braccia “salvifiche” dell’ultimo “traditore”, Denis Verdini, il quale assicura i voti dei suoi al governo, pensa di formare un nuovo centro con Alfano e Fini, forse pensando così di mettersi al riparo da qualche guaio giudiziario.
Che festa, che allegria, che giocherelloni, che trucchi, che astuzie. Niente male per una decisiva riforma costituzionale.
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