Il mistero dello sciopero dei frontalieri
di Gino Ceschina
Sciopero, non sciopero. Blocchiamo le dogane, no non le blocchiamo. Praticamente ci sono più gruppi Facebook di frontalieri, che frontalieri.
Ma andiamo con ordine. Succede che il prossimo 25 settembre in Ticino si voterà (fra l’altro) sull’iniziativa “prima i nostri”, tesa –anche se la sua effettiva efficacia è oggetto di controversie- a favorire l’impiego dei cittadini residenti rispetto appunto a quelli frontalieri.
Su una pagina Facebook denominata Frontalieri Ticino, stamane è apparso l’invito a partecipare a uno sciopero per protesta contro la votazione. L’idea è stata subito sostenuta da alcuni degli iscritti, tanto che si è iniziato a discutere anche di un blocco dei valichi di frontiera.
La notizia è stata ripresa dalla stampa sia italiana che ticinese, creando l’immancabile polverone sui social. Neanche il tempo che la polvere si alzasse, che da un’altra pagina Facebook gestita da frontalieri (Associazione Frontalieri –official) arriva la smentita. Nessuno sciopero, nessun blocco.
Ora si tratta di capire chi fa parte di quale gruppo Facebook e fino a che punto chi vi partecipa stia facendo sul serio. Anche perché i frontalieri che bloccano le dogane suona un attimo paradossale, un po’ come se gli automobilisti si mettessero di traverso ai caselli dell’autostrada per protestare contro le code.
Ma soprattutto, ci sarebbe da capire a che pro scioperare. Che uno stato indipendente introduca una legge –efficace o no- per proteggere l’occupazione dei propri cittadini pare francamente un sacrosanto diritto, ma soprattutto pare una sacrosanta oscenità che dei cittadini di un altro stato vi si oppongano. Oltretutto senza avere la minima possibilità di poterci fare qualcosa.
La cosa diventa ulteriormente assurda se si considerano gli altri due motivi alla base dello sciopero: la tassa di collegamento accolta in votazione popolare lo scorso giugno, che prevede un aumento del prezzo dei parcheggi per tutti, non solo per i frontalieri, e un generico “l’imposizione fiscale”, che in effetti per alcuni frontalieri aumenterà, ma a causa di un apposito accordo italo-svizzero che prevede maggiori entrate per Roma (non per Berna).
Tant’è che fra i commenti dell’uno e dell’altro gruppo Facebook non mancano i critici e in particolare chi afferma che lo sciopero dovrebbe essere contro il Governo italiano, piuttosto che contro i provvedimenti ticinesi.
L’impressione, francamente, è che ci sia molta confusione, e che dietro questa “voglia” di sciopero ci sia più che altro un malessere, da parte dei lavoratori italiani in Svizzera, che ormai da tempo si sentono mal sopportati dalla popolazione locale.
Probabilmente lo sciopero si risolverà con la più classica delle bolle di sapone, ma con questo malessere –così come con quello dei ticinesi, alle prese con oltre 60’000 lavoratori d’oltre frontiera- prima o poi bisognerà fare in qualche modo i conti.
Illustrazione di Corrado Mordasini
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