Il senato, i “tacchini” e l’inferno di mr.B.
di Aldo Sofia
Per suo stile, per sua temperamento, e per necessità, avendo proclamato di voler procedere come un rullo compressione (che i suoi numerosi avversari politici hanno storpiato in “bullo compressore”), Matteo Renzi continua la sua corsa tipo “Forrest Gump”. Varato il suo primo DEF (che tra l’altro mette 80 euro nelle tasche dei salariati meno pagati), procede a tappe forzate verso la riforma istituzionale. Obiettivo: il passaggio al sistema unicamerale, con relativa cancellazione del Senato elettivo, creazione di una Camera Alta più che altro consultiva, formata da sindaci e presidenti regionali già aletti e quindi da non retribuire (primo taglio ai costi della politica).
C’é chi ha usato una metafora urticante: “Sta chiedendo ai tacchini di organizzare il cenone di Natale”. Dove i “tacchini”, nello specifico, sono appunto gli attuali 315 senatori di Palazzo Madama (più quelli, di numero variabile, nominati a vita). Di per sé il bicameralismo non é necessariamente una palla al piede, e lo dimostrano altri Paesi, fra cui il nostro. Più dell’ingegneria istituzionale, conta spesso una solida cultura politica. E si sa che con il precedente sistema elettorale – il “porcellum”, parlamentari scelti dai vertici dei partiti e non dagli elettori – le Camere avevano perso parecchio del loro significato.
Ma tant’è. Più senatori uguale più sprechi, e processo decisionale più lento. Così, nel momento di massima impopolarità del ceto politico italiano, l’ex sindaco parte all’attacco dei “parrucconi conservatori”, sicuro della sintonia con l’opinione pubblica. Sembra non temere nulla. Non le critiche di illustri costituzionalisti, che denunciano il deficit di rappresentatività e addirittura la deriva autoritaria; non l’attacco della ventina di rappresentanti del suo stesso partito, in un PD dove veleni e pensieri di rivincita sono tenaci; e nemmeno le incognite dell’angosciato declino di Silvio Berlusconi , che, sulle riforme istituzionali, gli ha fin qui garantito una sorta di “maggioranza assistita”: assistita da Forza Italia.
“Pronti a scatenare l’inferno”, minaccia l’ex cavaliere che, oltre all’onta e all’umiliazione, dice di temere l’inagibilità politica. Anche se in realtà l’assegnazione ai servizi sociali – nessuno crede agli arresti domiciliari – gli lascerebbe ampie possibilità di partecipare alla campagna per le europee. Ma nemmeno all’eventualità di questo “inferno” crede Renzi. Che conta su due fattori: nessuno pensa – anche per come sono messi i sondaggi – che ad Arcore si voglia davvero rovesciare il tavolo; e poi c’é l’umore del Paese. Se sull’abolizione del Senato non ottenesse la maggioranza qualificata, e se Renzi decidesse di affidare la sentenza e un referendum, che fine farebbero i “tacchini”? Le scommesse sono aperte.
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