Ingorgo all’italiana
di Massimo Donelli
Venerdì 6 febbraio, partendo in auto dal centro di Milano alle 11, ho impiegato 7 ore per raggiungere Bologna.
Secondo Google MapsCollegamento esterno, i 216 chilometri che separano il punto di partenza dal punto di arrivo avrebbero dovuto richiedere al massimo 2 ore e 15 minuti.
Come si spiega il delta di 4 ore e 45 minuti?
Presto detto: è il tempo che si è reso necessario per coprire i 14 chilometri (avete letto bene: 14 chilometri) che separano il casello di Parma da quello di Terre di Canossa-CampegineCollegamento esterno.
Lì, su quella striscia di asfalto, il sistema Italia, di fronte agli esiti di una normale nevicata, è riuscito a generare il peggio di sé; e a rovesciarlo su migliaia di automobilisti e camionisti, divenuti ostaggio dell’indifferenza, dell’insipienza, della fannullaggine e dell’intoccabilità di una casta.
No, non la casta dei politici.
No, nemmeno quella dei magistrati.
Parlo dell’altra casta – inafferrabile, invisibile, orribile – che compongono donne e uomini stipendiati da organismi cosiddetti di pubblica utilità. E che, invece, voltano sistematicamente le spalle alla cittadinanza.
Nell’impossibilità di fare nomi e cognomi, indicherò i brand delle aziende in cui bivaccano, fra centinaia di persone perbene, alcuni menefreghisti che erano in servizio tra le 11,30 e le 17 di venerdì 6 febbraio.
Non sarebbe difficile, per i responsabili (si fa per dire…), identificarli e agire di conseguenza.
Ma, lo confesso, ho scarse speranze che ciò accada.
AUTOSTRADE PER L’ITALIA. Nessun avviso al casello d’ingresso di Melegnano. Nessun avviso sui tabelloni incontrati, via via, lungo il percorso fino a Parma. Autostrade Collegamento esternoper l’ItaliaCollegamento esterno o contro l’Italia?
Ho letto, tra le molte proteste scaricate su TwitterCollegamento esterno, un flash che mi ha fatto sentire stupido: “Se si sapesse prima com’è la situazione, nessuno varcherebbe il casello d’ingresso. E, perciò, niente incassi…”.
Troppo malpensante?
Fate voi.
Di certo i signorotti della A1 hanno lasciato irresponsabilmente che si formasse uno strato di ghiaccio alto almeno 7 centimetri e lungo, appunto, 14 chilometri, tra Parma e Terre di Canossa-Campegine.
Hanno chiuso le due uscite (le ho viste sommerse di neve!!!!).
Non hanno portato il minimo conforto ai viaggiatori.
E, naturalmente, hanno incassato il pedaggio come se tutto fosse filato liscio.
Capito?
E dire che giusto giusto a inizio anno le tariffe sono aumentate.
Da non credere…
ISORADIO. Frequenza 103,3. Dovrebbe essere la radio che informa i cittadini sulle condizioni del traffico. L’esperienza vissuta in quel maledetto ingorgo ne rivela impietosamente i limiti.
Con una situazione drammatica (era venerdì, un giorno cruciale per gli spostamenti), già ampiamente evidente da ore, a IsoradioCollegamento esterno sono andati avanti di routine: canzonette, dialoghi spensierati, reportage su improbabili saghe e fiere del cioccolato dove peraltro, visti gli ingorghi, era impossibile arrivare.
E le news sul traffico?
Approssimative, confuse, addirittura inesatte…
Non basta.
Dopo le 16, quando in conduzione è arrivato un uomo sostituendo l’esimia collega, la situazione è anche peggiorata. Il carneadeCollegamento esterno, palesemente disinformato e disinteressato rispetto alla sorte dei… prigionieri, ha attaccato automobilisti e camionisti che avevano tempestato di sms Isoradio per segnalare la situazione e protestare.
Di più: intervistando un tizio di Autostrade per l’Italia, gli ha indecorosamente leccato i piedi prendendosela con i maleducati intrappolati fra due guard rail da ore.
Un piccolo, detestabile figuro al calduccio nel suo studio romano, dove continuerà a far danni, c’è da scommetterlo, sino al giorno della pensione…
POLIZIA STRADALE DI PARMA. Ho provato ripetutamente a chiamare per avere informazioni: il telefono ha sempre e solo squillato a vuoto.
No comment.
CCISS.Ovvero ilCentro di coordinamento informazioni sulla sicurezza stradaleCollegamento esterno. Quelli, per capirci, di “Viaggiare informati”. L’unica… informazione è questa: se chiamate il CCISS trovate il risponditore automatico che vi fa schiacciare un tot di tasti. Poi la linea cade, sistematicamente.
Vergogna!
1254. Un servizio di Telecom. A pagamento. Chiamato per disperazione. E disperante. Ha risposto un tipo improbabile che, pur essendo italiano, a stento conosce la lingua di DanteCollegamento esterno. E a stento comprende ciò che gli si chiede. L’unica cosa che è stato capace di fare, dopo avermi domandato su quale autostrada è il casello di Parma (ma nessuno insegna più la geografia? e un incaricato di dare informazioni sul traffico non dovrebbe almeno sapere che il casello di Parma è sulla A1?), l’unica cosa di cui, dicevo, è stato capace eccola: leggere parola per parola, inclusa la situazione di Caserta (!!!!!), un bollettino del traffico di un’ora prima.
Desolante.
INTERNET. Ho provato anche con il web. Peggio che viaggiare nella nebbia fitta. Nessuna news in real time. Nulla di nulla. Solo bollettini periodici, distanziati di ore.
Stop.
Quanto precede indica che il cittadino in Italia è un suddito privo di diritti (bella scoperta, direte voi).
E il cittadino-automobilista un pollo da spennare, nulla più.
Non solo.
La vicenda rivela una tragica verità.
Questa: le persone, ormai, sono abituate ad avere fra loro una comunicazione veloce, istantanea, efficace usando sms, e-mail, WhatsApp, telefono. In tempo reale ci diciamo tutto. Fissiamo appuntamenti. Li facciamo saltare. Informiamo parenti e amici su ogni piccola novità che possa incidere sulla nostra e sulla loro vita.
Gli italiani, cioè, sono connessi 24×7 (24 ore su 24, 7 giorni su 7).
L’Italia, invece, l’Italia dei servizi pubblici (strade, autostrade, trasporti) non solo non è connessa e non solo vive in una dimensione pre-digitale, ma se ne fotte.
Alla grande.
E rifiuta la dimensione digitale, quella del real time, perché comporta efficienza e trasparenza.
Cioè fatica e responsabilità.
Sai che fastidio?
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