I nuovi immigrati: più “teste”, meno “braccia”
Gli italiani che cercano lavoro in Svizzera sono ancora molti, ma rispetto a cinquant’anni fa la maggior parte ha una formazione medio-alta. Sono “cervelli in fuga” o giovani imprenditori, come i protagonisti di questo reportage del Quotidiano RSI.
La Svizzera che pensa, sogna e scrive in italiano -come l’ha chiamata il consigliere federale Ignazio Cassis al momento della sua elezione- è fatta anche di nuovi, giovani immigrati.
Non sono quasi più i muratori e gli operai d’un tempo, che contribuirono a costruire e far crescere la Confederazione, ma piuttosto persone con un bagaglio di diplomi ed esperienza.
Migliori salari e opportunità
Non di rado, approdano in Svizzera dopo aver lavorato nei mercati nordamericani o asiatici.
“Giungono qui perché le condizioni che offrono le imprese sono più vantaggiose, e non solo dal punto di vista degli stipendi ma anche della qualità del lavoro”, spiega Marianna Valle, dell’antenna ginevrina della Camera di commercio italiana in Svizzera.Collegamento esterno
I profili più qualificati non riguardano soltanto i campi della ricerca e dell’innovazione.
Il ristoratore, ad esempio, “oggi non è più semplicemente colui che gestisce una piccola équipe di camerieri”, osserva Valle, “ma è un imprenditore che punta a prodotti di qualità, marketing, comunicazione”.
Il successo passa dai ‘contatti’
Nella Ginevra internazionale, dove gli italiani sono oltre 100 mila, la ultracentenaria Ccis è presente da 20 anni e organizza eventi di ‘networking’, serate dove imprenditori di tutta la Svizzera francese –tra vino e stuzzichini- cercano nuovi contatti e visibilità.
“Bisogna contare molto sulle persone e sugli eventi di networking”, assicura l’imprenditore Riccardo Galardi, “specialmente se si ha intenzione di stringere dei buoni rapporti e delle buone collaborazioni con le entità locali del territorio”.
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“Ginevra mi ha offerto una varietà di aziende di altissimo livello che ci consentono di fare il nostro lavoro”, racconta Luigi Matrone, 34 anni, arrivato in Svizzera da Pompei come dipendente, e oggi titolare di una società di consulenze sulle nuove tecnologie.
La semplice necessità di lavorare
Negli ultimi tre anni, stima la Camera di commercio italiana in Svizzera, almeno diecimila italiani si sono trasferiti nella Confederazione. Portano nuovi profili professionali del settore terziario, che non riescono a collocare sul mercato italiano in crisi.
“C’è ancora l’esigenza di trovare un posto di lavoro che garantisca un salario a fine mese”, conferma il portavoce della Ccis, Giangi Cretti, “e la Svizzera rappresenta pur sempre un’isola in grado di offrirti delle opportunità”.
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