L’Italia di serie A protetta, l’Italia di serie B devastata
Hypercorsivo di Massimo Donelli
Non sarà dimenticato facilmente l’1 maggio 2015. Non in Italia, almeno. Al Nord, al Centro e al Sud, infatti, sono andate in scena tre diverse rappresentazioni sceniche che hanno marcato, una volta di più, l’assoluta distanza tra il popolo e i palazzi della politica.
Vediamo.
Al Nord, l’Italia reale (operai, impiegati, titolari di partite IVA, imprese) ha mostrato il volto migliore del Paese: l’ExpoCollegamento esterno, (quasi) ultimato in zona CesariniCollegamento esterno, è una meraviglia di tecnologia, ingegneria, architettura da leccarsi i baffi. Merito di chi si è spaccato la schiena giorno e notte per metterlo in piedi, sorprendendo tutti, compresi, diciamolo, i più scettici (incluso il sottoscritto).
Benissimo.
Malissimo, invece, il presidente del Consiglio, più fastidioso della pioggia che ha infelicitato la cerimonia di apertura.
Matteo Renzi ha dimostrato, una volta ancora, la sua caratura provinciale, tenendo non un discorso di alto profilo (avrebbe potuto richiamare la classicità; e porvi al centro la cultura latina che ha diffuso, nel mondo allora conosciuto, il sapere alimentare) ma un comizietto autocelebrativo e astiosoCollegamento esterno in cui se l’è presa con non meglio identificati gufi e profeti di sventura. Quasi volesse dare ragione all’ex direttore del Corriere della seraCollegamento esterno, Ferruccio de BortoliCollegamento esterno, che, nel suo ultimo editorialeCollegamento esterno, dopo averlo definito “caudilloCollegamento esterno“, l’ha marchiato come “un maleducato di talento“.
Al Centro, ovvero a Roma, in Piazza San Giovanni, obbedendo a un riflesso pavlovianoCollegamento esterno, si è celebrata, invece, la festa dei lavoratori con il concerto che viene chiamato, chissà perchè, concertone.
Una spesa faraonica (la kermesse è gratuita); un palco popolato da carneadi della musica leggera che, tra una strimpellata e l’altra, si sentono obbligati a fare strampalati discorsi sociopoliticiCollegamento esterno; una folla che, statene certi, in larga misura non sa nemmeno perché si celebra il primo maggioCollegamento esterno.
Chi paga il conto?
I sindacati, ossia i lavoratori dipendenti, gli utili idioti del sistema italiano, i più tartassati dal fisco.
Domanda ai sindacalisti di professione: non era più economico, meno convenzionale e forse più efficace annullare questo carrozzone e circondare simbolicamente il ministero delle Finanze chiedendo di smetterla con la tosatura di chi lavora per cominciare, sul serio, la lotta agli evasori fiscali stanandoli door to doorCollegamento esterno?
Già, i sindacalisti.
Per parlarne ci spostiamo al Sud, a Pozzallo, in provincia di Ragusa, nella splendida terra di Sicilia.
I segretari di CgilCollegamento esterno, CislCollegamento esterno e UilCollegamento esterno hanno scelto questa cittadina per i loro comizi vintage, in puro stile anni Cinquanta. Perché Pozzallo, forse perché temevano, in una metropoli, di avere la piazza mezza vuota?
Perché, hanno spiegato, è lì che arrivano quei poveracci spediti su barconi marci dalle coste libiche. E via di retorica terzomondista e di Collegamento esternoslogan sul lavoro per tuttiCollegamento esterno. Molto nobile. Poco efficace. E, anche qui, distante dal Paese reale.
Dove le priorità sono, appunto, il fisco, sempre più asfissianteCollegamento esterno; la disoccupazione giovanile di chi è nato e risiede in Italia, ormai a livelli recordCollegamento esterno; la facilità di accesso al credito per avviare un’attività privata, magari anche piccolina, dei tanti stranieri che vivono qui, sognano di ottenere un giorno la cittadinanza e vorrebbero dimostrare con il lavoro che se la meritano.
Invece no.
Sordi alle voci della realtà, al Nord, al Centro e al Sud i signori della politica (sindacalisti inclusi, ovviamente) parlano e cantano del nulla.
A proposito di canto: per l’Expo hanno modificato l’innoCollegamento esterno. E gli è pure sembrata una genialata. Mah…
Così così i vertici dello Stato hanno applaudito compiaciutiCollegamento esterno perchè non ci sono stati feriti nella Milano devastataCollegamento esterno dai black blocCollegamento esterno. Devastata mente la polizia stava a guardare, secondo precise disposizioni venute dall’altoCollegamento esterno.
E chissenefrega delle auto bruciate, dei negozi con le vetrine spaccate, dei palazzi imbrattati.
L’importante è aver blindato la ScalaCollegamento esterno per quelli che FortebraccioCollegamento esterno chiamava “lorsignoriCollegamento esterno“: il premier, il sindaco e compagnia bella.
L’Italia di serie A, insomma.
L’Italia di serie B, intanto, deve piegare la testa, riparare i danni, pagare le tasse.
E guai a pretendere di avere l’ordine pubblico garantito!
Chiaro, no?
Segui @massimodonelliCollegamento esterno
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.