La morte in Italia è un reality show
Muori da anonimo cittadino?
Applaudono al passaggio della tua bara anche se sei un povero, disperato suicida.
Muori da famoso?
Decine di pagine sui quotidiani e alluvione di immagini ai tg.
Per giorni e giorni.
Con profluvio incontenibile di incenso mediatico.
Di te, infatti, si esaltano le virtù.
E si nascondono i vizi.
Come hanno fatto i CasamonicaCollegamento esterno – suscitando grande scandalo e collettiva indignazione – nel dare l’ultimo saluto al patriarca Vittorio PLACEHOLDER.
Perchè in Italia anche la morte, al pari del matrimonio, ormai è diventata uno show.
Al quale tutti vogliono partecipare (senza se e senza ma) scattando foto da condividere sui social networkCollegamento esterno.
E quindi…
… lunghe file alle camere ardenti…
… assembramenti ai funerali…
… frasi di ammirazioni per il defunto ad uso e consumo di telecamere e taccuini…
… infine, ricordi personali che il diretto interessato, ovviamente, non può né confermare né smentire.
Ci sarebbe da ridere se non fosse che, appunto, c’è di mezzo il morto.
Come certificano due storie decisamente distanti.
La prima è quella di Carlo Azeglio CiampiCollegamento esterno (1920-2016).
Il 12 luglio 2014, dopo un improvviso malore mentre soggiornava nella splendida Villa Auserrer di Siusi, proprietà delle forze armate e catalogata come “Collegamento esternoOrganismo di protezione sociale” (26 euro al giorno la pensione completa, ma solo per alti papaveri dello Stato)Collegamento esterno, era stato trasportato con un elicottero della Protezione civileCollegamento esterno a Bolzano e ricoverato d’urgenza all’ospedale.
Da allora non se n’era saputo più nulla.
Venerdì 16 settembre è morto.
E, di colpo, è partito un inarrestabile processo di beatificazione laica, per così dire, che esaltando i molti meriti, ha letteralmente oscurato tutto quanto poteva anche minimamente danneggiare l’immagine del defunto.
Ora…
Nessuno è senza peccato (dobbiamo forse ricordare ciò che disse Gesù nel tempioCollegamento esterno quando fu interrogato circa la pena da infliggere all’adultera?).
E, quindi, nemmeno Ciampi era senza peccato.
Uomo eccellente, ci mancherebbe.
Ma, come tutti, nella sua lunga e brillante vita aveva commesso qualche errore.
E, come tutti, aveva avuto umane debolezze.
A raccontare gli uni e le altre, però, è stato soltanto l’irriverente DagospiaCollegamento esterno con un articoloCollegamento esterno che comincia così: “Carlo Azeglio Ciampi è ri-morto. Da anni era chiuso nella sua casa di Via Anapo dove, si dice, abbia apportato qualche migliorìa oggetto di condono edilizio (ha chiuso una veranda) ed unito due appartamenti. Un Padre della Patria, lo ricordano in tanti. Ma con quattro macchie grandi come una casa. Una per ogni incarico ricoperto: da governatore della Banca d’Italia, da presidente del Consiglio, da ministro dell’Economia, da Presidente della Repubblica”.
E via con i dettagli.
Lesa maestà o onestà intellettuale?
Il fatto è che Ciampi godeva anche in vita di un salvacondotto mediatico.
Nessuno, per esempio, lo ha pizzicato per le vacanze low costCollegamento esterno a Villa Auserrer dopo che già aveva lasciato il QuirinaleCollegamento esterno e a fronte di una pensione (nel suo caso mai definita “d’oro”) da 34 mila euro mensili che andava a sommarsi ai 19.054 euro mensili dell’indennità da senatore a vita (totale: quasi 54 mila euro al mese).
Quindi, post mortemCollegamento esterno, figuriamoci…
Ma siamo sicuri che, così omettendo, si sia davvero reso un omaggio alla sua memoria?
Passiamo alla seconda storia, quella di Tiziana CantoneCollegamento esterno (1983-2016).
Trentenne, bella, sguardo seduttivo, apparentemente rimodellata dal chirurgo plastico, la ragazza, figlia unica, abita a Casalnuovo di Napoli assieme alla mamma, Maria Teresa Giglio, 58 anni, impiegata comunale, abbandonata dal marito una settimana dopo il parto.
Diploma di maturità classica, studi interrotti a Giurisprudenza, Tiziana è fidanzata con il quarantenne Sergio Di Palo, di Licola.
Una vita anonima, come milioni di altre.
Ma nell’estate del 2015, Sergio e Tiziana, che vivono assieme per qualche mese, spingono all’estremo il gioco cominciato a novembre dell’anno precedente: lui (secondo la madre di lei) la convince a farsi filmare mentre ha rapporti sessuali con altri uomini.
Per sei volte.
Che corrispondono ad altrettanti video.
Diffusi qua e là sul web secondo un meccanismo viraleCollegamento esterno che globalizza la trappola in cui la ragazza si è andata a infilare.
Chiunque, infatti, può vedere.
In qualunque angolo del mondo.
E, naturalmente, anche i compaesani vedono.
Così la vita di Tiziana va in malora.
Lei si chiude in casa.
Tenta disperatamente di far sparire i video dalla rete.
E si rivolge alla magistratura
Che, non ci crederete, le nega il diritto all’oblioCollegamento esterno.
E, in base al cosiddetto principio di soccombenzaCollegamento esterno, la invita a pagare 18.225 euro più Iva, come ha ben raccontatoCollegamento esterno il giornalista Filippo FacciCollegamento esterno su LiberoCollegamento esterno.
Nulla da fare, quindi.
Anzi, pure la beffa dei soldi!
Tiziana è sconfitta.
Disperata.
Offesa.
Lascia il paese nell’illusione di essere dimenticata.
Va a vivere in Emilia Romagna; poi dal fidanzato; quindi in Toscana; e, infine, a Mugnano, in provincia di Napoli, a casa di una zia.
Pellegrinaggio inutile, che accentua solitudine e disperazione.
Finchè, sommersa irreparabilmente dal fango sociale, martedì 13 settembre la poveretta scende in cantina e si impicca.
La sua storia stordisce l’Italia.
E la magistratura (senso di colpa?) apre un’inchiesta per istigazione al suicidioCollegamento esterno…
Giovedì 15 ci sono i funerali.
Tiziana è in una bara bianca, colore che indica purezza ed è riservato, di solito, ai bambini.
La folla applaudeCollegamento esterno.
Già applaude…
Ma che cosa c’è da applaudire in questa tristissima storia?
Nulla.
E nessuno.
Soprattutto, dov’erano quelli che le hanno dato l’estremo saluto quando lei chiedeva di essere aiutata?
Si nascondevano.
Ora sono tutti lì, morbosamente, fuori dalla chiesa, sperando di finire in tv.
Come molti di quelli che hanno visitato la camera ardente di Ciampi, per capirci.
Perché in Italia quando muore uno famoso (nel bene o nel male non importa) e si accende la lucina rossa della telecamera la morte diventa subito showCollegamento esterno.
Un disgustoso reality showCollegamento esterno…
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