Gucci, “chi ci guadagna? Noi no”
Ritmi di lavoro frenetici e sotto videosorveglianza, temperature gelide nei magazzini, impossibilità di bere o di usare i servizi igienici durante i turni; orari e luoghi di lavoro comunicati di giorno in giorno via WhatsApp. Sono alcune delle condizioni riferite alla Radiotelevisione svizzera da due persone impiegate di recente nei magazzini ticinesi della Luxury Good Logistics (LGL).
L’azienda, che fa capo al gruppo del lusso Kering e che gestisce la logistica del brand Gucci, replica che tutte le normative sul lavoro sono state rispettate, che da parte dei dipendenti non è stata fatta alcuna segnalazione e che “pertanto siamo confidenti circa un clima di soddisfazione all’interno dell’azienda”.
LGL in Ticino impiega 450 persone, di cui il 90% frontalieri. Più della metà del personale, ovvero 280 dipendenti, non è assunto direttamente, ma tramite agenzia interinale. La paga, per questi ultimi, è di circa 15 franchi netti l’ora.
“Quanto abbiamo sentito testimonia una situazione grave. Credo che in questo caso bisogna lasciare lavorare l’azienda, ma fare in modo che le leggi siano rispettate. Su questo non si transige: ci sarà la massima attenzione da parte dell’Ispettorato del lavoro – questo lo assicuro a tutti i ticinesi – in collaborazione stretta con la Commissione paritetica”.
Lo ha affermato il direttore della Divisione economia del Dipartimento finanze ed economia del canton Ticino, Stefano Rizzi, durante la puntata di ModemCollegamento esterno di giovedì, in cui sono state fatte ascoltare le testimonianze di due persone che hanno lavorato recentemente in LGL.
“Dovremo prendere sicuramente atto delle testimonianze che sono state portate e andare più a fondo nella problematica”, ha commentato Giovanni Scolari del sindacato OCST. In particolare, secondo il segretario regionale, la modalità di comunicazione dei piani di lavoro va contro le normative sul lavoro e contro gli accordi del contratto di Ticinomoda sottoscritto dalle parti sociali e dall’azienda.
Nello stesso tempo, però, è difficile tenere sotto controllo la situazione “vista l’impossibilità di entrare nei posti di lavoro e di approcciare i dipendenti”, aggiunge Scolari.
Difficoltà confermata anche da Vincenzo Cicero segretario UNIA del Sottoceneri, che sottolinea come i lavoratori di LGL “siano stati addestrati a non parlare con nessuno, non possono nemmeno permettersi di comunicare con un sindacalista davanti alla sede di lavoro perché hanno paura di perdere il posto”.
Nel 2014, UNIA aveva già denunciato e definito queste situazioni “scandalose”. Dopo cinque anni “non ci sorprende che non sia cambiato nulla”.
Meravigliato invece si è detto Franco Cavadini, presidente della Commissione paritetica del settore e presidente onorario di Ticinomoda.
“Mi sorprendo perché la ditta la conosco, è una ditta molto seria che ha fatto di tutto per accontentare il proprio personale”, dichiara aggiungendo che “siamo in un paese civile, non penso che si adottino questi sistemi. Se (i testimoni, ndr) hanno detto queste cose, dovranno essere provate. Vedremo di fare un’inchiesta noi”.
La presa di posizione dell’azienda
“LGL impiega oggi nei suoi siti in Ticino circa 450 persone, di cui circa il 90% sono frontalieri e circa il 2% apprendisti. In media, pur variando da stagione a stagione, i lavoratori interinali sono pari a circa 280 persone.
LGL e tutte le altre realtà del Gruppo Kering operanti in Ticino hanno da sempre coltivato, mantenuto e rafforzato relazioni improntate al massimo dialogo e trasparenza con i propri dipendenti e le parti sociali. In particolare, confermiamo il pieno rispetto della normativa in essere concordata con l’Ispettorato del Lavoro e il sindacato OCST in termini di flessibilità e orari di lavoro.
A oggi, LGL non ha evidenza di alcun reclamo per mancato rispetto della normativa. La Commissione Interna Aziendale dei Dipendenti non ha rilevato alcuna segnalazione, così come anche la Commissione Paritetica non ha evidenziato alcuna anomalia nel recente controllo effettuato alla fine del 2018.
Nessuna indicazione, infine, è pervenuta da singoli dipendenti, neanche in modo anonimo.Sulla base anche di recenti interviste effettuate internamente, siamo pertanto confidenti circa un clima di soddisfazione all’interno dell’azienda”.
+ L’approfondimento di RSI NewsCollegamento esterno
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