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Le impressionanti cifre del gioco d’azzardo, ingannevole e rischioso rimedio alle difficoltà economiche

ansa

di Aldo Sofia

Cliccate sul sito del Ministero della salute. Alla voce “ludopatie” potrete leggere: “Si tratta della patologia da dipendenza a più rapida crescita tra giovani e adulti, ed è una condizione molto seria che può distruggere la vita”. Ma quante sono le persone affette da questa vera e propria malattia? Impossibile fornire dati precisi. Si calcola comunque che siano a rischio quasi 800mila italiani, in un Bel Paese che già detiene il primato europeo del fenomeno.

Si sa, le difficoltà economiche spingono molti a cercare un “rimedio” nel gioco d’azzardo. Così, in linea generale, avviene nei paesi europei dove i problemi economici sono maggiori. Scrive infatti il professor Pierluigi Cantucci dell’Università di Bologna, che ha pubblicato una statistica della “ludomania” : “Per ogni 100 euro guadagnati un italiano ne sacrifica in media 6 alla dea fortuna, un tedesco soltanto 50 centesimi”.

A dare ancor più sostanza a questo allarme sociale ci pensa ora un dossier della Consulta nazionale anti-usura. Che, secondo le anticipazioni del Corriere della Sera, stima in quasi mezzo miliardo di ore il tempo trascorso dagli italiani nelle sale giochi, davanti alle macchinette, cliccando sulle tante sui pocket on-line”, trafficando sulle video lottery, fino al semplice gesto del gratta e vinci.

E in soldoni, cosa significa? Risponde il rapporto: “Su un volume complessivo di consumi delle famiglie che si aggira intorno agli 800 miliardi di euro, ben 100 miliardi sono stati dirottati sul gioco d’azzardo”. Quanto ci guadagni lo Stato in questo colossale business é materia controversa, visti anche i costi sanitari e sociali provocati da una patologia che può provocare depressioni, dissesti economici, perdita di lavoro. Sta di fatto che, pur escludendone la messa al bando, l’invito di diverse organizzazioni per un serio contrasto al fenomeno ha finora ricevuto solo blande risposte.

Ma c’è un altro problema, denuncia la Consulta, e sta nel fatto che si tratta anche di un “business criminogeni”, visto che chi si indebita a causa del gioco si rivolge non di rado ad usura, aprendo dunque le porte alle organizzazioni criminali. Infatti, alla massa di soldi investiti in giochi assolutamente legali, si deve aggiungere una fetta cospicua gestita dal malaffare: oltre 20 miliardi, secondo la denuncia della Guardia di finanza. Non è un caso se le città dove è più frequente il gioco illegale sono sono nel Mezzogiorno, dove più invasiva è l’attività delle mafie. E Gian Antonio Stella – coautore del libro “Se muore il sud” – conclude amaramente: “Un Mezzogiorno che avrebbe bisogno di giocarsela, ma in tutt’ altro senso”.

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