Nei rifugi anti-atomici al riparo da un piccolo baco
Sono passati vent'anni dalla penultima* fine del mondo. In realtà, la maggior parte di noi si limitò a pensare che lo scoccare del nuovo millennio avrebbe tutt'al più mandato in tilt qualche computer, incapace di concepire o gestire date oltre 31.12.99. Ma i più pessimisti si prepararono all'apocalisse.
Un servizio del settembre 1999 ci porta nel Montana e più precisamente nella contea di Park, quella col numero più alto di rifugi sotterranei di tutti gli Stati Uniti. Centinaia di famiglie vi si trasferirono, convinte che il baco informatico potesse innescare una serie di conseguenze a catena così imprevedibili da rendere opportuno l’allestimento di bunker con riserve alimentari e beni di prima necessità per più anni.
Un progettista autodidatta mostra alle telecamere il sistema di aerazione di un rifugio per 150 persone. È dotato di filtri per armi nucleari, biologiche e chimiche.
Un produttore di provviste alimentari in scatola rivela che, nonostante sia passato da 3 a 60 impiegati, non riesce a soddisfare le richieste provenienti da tutti gli Stati Uniti.
Qui, più di una persona prende come modello la Svizzera, la quale in effetti prevede un posto in un rifugio antiatomico per ogni singolo cittadino. Un piano scaturito però dalla Guerra fredda, quando si temeva un conflitto nucleare, minaccia ben più grave di un collasso telematico. Ma soprattutto si tratta di un sistema di protezione civile, non di un business.
Nel Montana, invece, gli spazi nei rifugi si affittano. Per migliaia di dollari.
Il passaggio al nuovo millennio trascorse senza danni significativi, a parte qualche dato o documento datato 1° gennaio 1900 anziché 2000, poche carte di credito congelate, e alcune incongruità nei sistemi di allarme o controllo di centrali nucleari giapponesi. Il 1999 e il 2000 furono però anni di grandi affari per molte aziende di consulenze informatiche.
*L’ultima fine del mondo di una certa entità è invece quella del 21 dicembre 2012, determinata dal termine di un calendario Maya detto ‘Lungo computo’. Ma anche qui non accadde nulla.
Il servizio ‘L’anno dell’apocalisse’, di Mario Casella, fu trasmesso dal Telegiornale RSI il 19 settembre del 1999.
E i bunker svizzeri? Negli anni della Guerra fredda, la preparazione ad affrontare un periodo di crisi era un pensiero ricorrente delle famiglie. Come documenta questo servizio d’archivio, gli svizzeri erano perlopiù convinti di poter scampare anche a un conflitto nucleare grazie alle scorte adeguate di generi alimentari e beni di uso comune e a una buona diffusione e cura dei rifugi.
PLACEHOLDERIn conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.