Si chiama Moderna Teoria Monetaria (in inglese: MMT) e prevede che uno Stato si finanzi creando moneta anziché incassando le tasse. Il denaro può poi essere speso per sostenere l'economia del Paese, almeno fino a un valore pari alla sua capacità di produrre. All'apparenza, una vera e propria cuccagna, sulla quale il magazine di economia della Radiotelevisione svizzera Tempi Moderni ha voluto vederci chiaro.
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Uno Stato che emette una propria moneta senza limitazioni, quali erano un tempo le riserve auree, non può fallire, asserisce l’economista Stephanie Kelton della Stony Brook University di New York. Per Kelton, che è fra i più noti sostenitori della MMT, tale Stato non dovrebbe far altro che cancellare la disoccupazione garantendo un impiego pubblico a chi non trova lavoro altrove, stampando il denaro necessario a pagare i salari.
Un sistema il cui unico limite risiederebbe “nella capacità dell’economia di soddisfare la domanda di beni e servizi che questi salari acquisteranno”. Se superato, si crea inflazione.
Kelton non è l’unica, a credere in questo principio. Tempi Moderni ha sentito anche Yanis Varoufakis, ministro delle finanze greco durante la nota crisi del debito. Entrambi sono stati ospiti dell’edizione 2021 del Festival dell’economiaCollegamento esterno della Scuola cantonale di commercio di Bellinzona, che si è svolta online.
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Ma quali sono le insidie di questo sistema? Quali punti in comune ha con la vecchia proposta dei soldi dall’elicottero? C’è una terza via, tra la MMT e la tanto discussa austerità? E, soprattutto: in questo periodo di massicci interventi delle banche centrali –a causa della crisi prima e della pandemia poi- siamo già in un mondo MMT?
Risponde Edoardo Beretta, docente di macroeconomia internazionale all’Università della Svizzera italiana (USI).
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