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Dove vanno a finire i treni d’epoca?

I treni d’epoca, al contrario dei battelli a vapore e certe teleferiche, non sono inventariati né protetti a livello federale. Eppure costituiscono una parte importante, gloriosa della storia dei trasporti in Svizzera. Il Telegiornale della RSI ha dedicato un approfondimento ai vecchi convogli e scoperto che alcuni modelli finiscono addirittura allo sfasciacarrozze.

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La nostalgia dei treni d’epoca attrae alla grande i turisti. Ma il patrimonio è difficile da salvaguardare. Ne è esempio la linea-museo Blonay-ChambyCollegamento esterno, che esiste da 50 anni; 70 locomotive e carrozze restaurate grazie al certosino lavoro di alcuni volontari. Il materiale costa 250 mila franchi a vagone pagato da biglietti, doni e sussidi comunali.

“Bisogna cambiare le lamiere, i telai, il materiale rotante, e poi ricostruire i sedili”, spiega il presidente della linea Jérôme Costantin. “Il lavoro per una locomotiva a vapore può costare fino a 6 o 700 mila franchi”.

Torniamo, con la storica Evelyne Lüthi-Graf, al 1892. La compagnia ha sborsato 100 mila franchi per restaurare 4 vagoni in ricordo dell’imperatrice Sissi, giunta qui per amore della montagna.

“Questo vagone è stato costruito un anno prima del suo arrivo a qui Territet”, racconta la studiosa. “Dunque uno di questi banchi di legno ha accolto l’illustre posteriore dell’imperatrice Elisabetta”.

Vagoni che raccontano la storia del turismo e della ferrovia

“È allucinante perché i viaggiatori venivano chiusi dentro, visto che i lucchetti sono all’esterno”, spiega ancora Lüthi-Graf. “Questo è contrario a tutte le regole di sicurezza, ma all’epoca era necessario perché la gente aveva tendenza a guardare com’era fuori e avrebbe potuto aprire la porta”.

Fra Aigle e les Diablerets le severe norme di sicurezza hanno minacciato questa automotrice del 1914 [cfr. video]. Un’associazione ha raccolto 75 mila franchi per rimetterla su rotaia.

“Per quanto riguarda lo stato materiale della motrice dovremmo essere tranquilli per un po’ di tempo”, dice il presidente dell’Associazione ASD 1914 David Boulaz. “Il problema è trovare uno spazio per conservarla a lungo termine e poi bisogna pagare il macchinista o il personale che l’utilizza. Bisogna trovare delle soluzioni.”

A Blonay-Chamby manca il posto per i treni che rischiano così di finire al rottamaio. Il presidente Costantin conclude con un appello a cantoni e Confederazione: “Per la conservazione nazionale ci vuole un preciso inventario degli oggetti degni di interesse, bisogna spiegare perché li si conserva”. Un appello insomma a salvare questi simboli della Svizzera, patria dei trenini.


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