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Non sprechiamo il 31 maggio

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Angelo Baglioni, Lavoce.info

Speriamo che nelle sue Considerazioni finali del 31 maggio il governatore della Banca d’Italia parli sul serio dei problemi delle banche italiane: bail-in, sofferenze, vigilanza. E ci dica come intende affrontarli. Se invece si rifugerà nella auto-difesa e nel negazionismo, sarà un giorno sprecato.


Una cerimonia datata

Come tutti gli anni, il 31 maggio il governatore della Banca d’Italia leggerà le sue Considerazioni finali.

Una cerimonia ormai un po’ fuori dal tempo. Al giorno d’oggi, a differenza di quanto accade da noi, i responsabili delle banche centrali non si limitano a proporre una relazione in una atmosfera ovattata e senza alcun contradditorio, nella quale mentre il governatore parla non deve volare una mosca. Anzi, è normale che, dopo l’introduzione del numero uno della banca centrale, i presenti possano porre domande. Così avviene nella conferenza stampa nella quale Mario Draghi illustra le decisioni di politica monetaria prese dal Consiglio della Banca centrale europea. O quando la presidente della Fed, Janet Yellen, espone al Congresso la politica della banca centrale americana. Quando anche la nostra banca centrale si deciderà a svecchiare una cerimonia che poco si addice al XXI secolo? Speriamo almeno che il governatore Ignazio Visco non si rifugi nella ufficialità della cerimonia per evitare di affrontare nella sostanza i temi che hanno dominato la scena nell’ultimo anno: la nuova disciplina di gestione delle crisi (leggasi bail-in), la montagna di crediti deteriorati che affligge il sistema bancario italiano, l’orientamento della nuova vigilanza europea.

Bail-in

Il 2015 verrà ricordato come l’anno del bail-in, grazie al “salvataggio” delle quattro banche regionali avvenuto in novembre. La scarsa informazione alla clientela di quelle banche ha suscitato aspre polemiche. Dal canto suo, il presidente della Consob Giuseppe Vegas si è già auto-assoltoCollegamento esterno, e così farà anche Visco.

Ma quello che interessa di più è ciò che si intende fare per il futuro. Il governatore Visco ha più volte dichiarato che la normativa sul bail-in va rivista. In che modo? Non è facile cambiare una direttiva appena entrata in vigore e approvata anche dall’Italia. Occorre che il governatore esca dal generico e ci dica esattamente come intende procedere su questo fronte. Modestamente su queste colonne una propostaCollegamento esterno l’abbiamo fatta: le banche emettano nuovi titoli subordinati, riservati agli investitori istituzionali e destinati a essere “aggrediti” in caso di bail-in, in quantità tale (8 per cento delle passività) da mettere al riparo i risparmiatori al dettaglio.

Un’altra proposta, da negoziare con la Commissione Ue, potrebbe prevedere che l’assistenza finanziaria fornita dal Single Resolution Board (tramite il Single Resolution Fund) non sia considerata aiuto di Stato, poiché proviene da una autorità sovranazionale; si eviterebbe così di fare scattare il bail-in sull’8 per cento delle passività della banca in risoluzione (per maggiori dettagli si veda quiCollegamento esterno, cap. 5). Sono proposte che presentano pro e contro, ma sulle quali si può discutere. Non pretendiamo che il governatore le prenda in considerazione, ma almeno ci faccia sapere le sue.

Le sofferenze, Atlante e i Gacs

Il sistema bancario italiano è gravato da 360 miliardi di crediti deteriorati. Speriamo che il governatore ci risparmi la solita versione ufficiale secondo cui il problema non esiste, perché buona parte di quei prestiti sono coperti da accantonamenti e garanzie.

Anche tenendo conto delle svalutazioni già fatte, le sofferenze nette sono comunque oltre 80 miliardi. Di fronte ai quali il miliardo e mezzo messo a disposizione dal fondo Atlante (un terzo della sua dotazione) per fare ripartire il mercato delle cartolarizzazioni dei crediti deteriorati, rappresenta una goccia nel mare. Per non parlare della garanzia statale (Gacs), che non è mai decollata (con buona pace del ministro Padoan, che tiene molto alla sua creatura). Per favore, il governatore abbandoni il suo atteggiamento negazionista: ammetta che il problema c’è, e ci dica come intende affrontarlo. Altrimenti il valore delle banche italiane sul mercato continuerà a scendere, perché i partecipanti al mercato vedono che l’unica strategia è limitarsi a gestire le emergenze (a questo scopo è stato creato Atlante), mentre i problemi di fondo restano sempre lì.

Vigilanza europea

Dal novembre 2014, la vigilanza sulle principali banche italiane è passata alla Bce, che la esercita avvalendosi anche della Banca d’Italia. Da allora non sono mancate le polemiche sul suo orientamento. La stessa Banca d’Italia ha fatto emergere qualche malumore per il modo in cui sono stati condotti i famosi stress test (nel 2014) e per come i loro risultati sono stati comunicati al mercato. Molti nutrono dubbi sulla imparzialità dell’approccio della Bce, che sembra (giustamente) severa nel valutare il rischio di credito, tipico delle banche commerciali italiane, mentre sembra un po’ distratta nel controllare altri rischi, come quello di mercato e quello legale, che affliggono le banche d’investimento di altri paesi, a cominciare dalla Germania. Sono fondati questi sospetti? Come si sta muovendo la Banca d’Italia, all’interno del Meccanismo di vigilanza unico, per garantire che tutte le banche della zona euro siano “uguali davanti alla Bce”? Speriamo di trovare qualche risposta nelle Considerazioni finali. O chiediamo troppo?

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