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Chi sono i “Covid-scettici”?

Manifestante negazionista a Zurigo.
Keystone / Alexandra Wey

Il movimento di chi critica le misure anticoronavirus si amplia. Il politologo Oscar Mazzoleni: "Gruppo eterogeneo e non strutturato, ma potrebbe diventare politico".

Il movimento di opposizione alle norme anti-covid cresce: lo scorso fine settimana, manifestazioni si sono tenute a Zagabria, Melbourne e Roma; persino nella piccola Altdorf, nel canton Uri, decine di persone sono scese in strada contro le norme imposte dal Governo, come l’obbligo di indossare le mascherine in vari contesti, per esempio sui mezzi pubblici e per accedere agli stadi.

In Svizzera, il movimento ha dimensioni ancora contenute, ma anche qui si sta ampliando: da chi è composto e quanto le sue rivendicazioni possono trasformarsi in azione politica? Lo abbiamo chiesto al politologo e professore all’Università di Losanna Oscar Mazzoleni:

“Si tratta di un movimento molto eterogeneo e molto poco strutturato, con sensibilità anti-vaccino e correnti cospirazioniste e anti-cospirazioniste al suo interno. C’è chi mette al centro del discorso la libertà costituzionale; ci sono sensibilità diverse che vanno dall’estrema destra all’estrema sinistra.

Le differenze regionali sono importanti: è sicuramente più presente nella Svizzera tedesca, ma anche in Romandia sta emergendo con rilevanza (una manifestazione è prevista a Ginevra per il 12 settembre, ndr.)”.

E in Svizzera italiana?

“Sembra essere meno presente sulle piazze, vedremo come evolverà nei prossimi mesi: il tema delle mascherine e quello delle misure mantenute potrebbe suscitare anche in Svizzera italiana delle manifestazioni più esplicite di quanto avvenuto finora”.

Quanto, in Svizzera, questo movimento può dare il via ad un’azione politica diretta?

“Dipende molto da quanto le limitazioni decise dalle autorità sanitarie e dai Governi, federale e cantonali, dureranno: il legame è molto stretto, se fra mesi avremo ancora a che fare con il nuovo coronavirus e le misure restrittive della libertà continueranno, è possibile che ci sia una capacità di questo movimento di creare maggiore consenso.

Già ora, in Svizzera romanda François de Siebenthal punta a coalizzare questa sensibilità (il banchiere ed economista vodese vorrebbe lanciare insieme ad altri un’iniziativa per rivedere drasticamente la Costituzione, ndr.). Bisogna vedere se ce la farà, se riuscirà a coagulare attorno a sé un movimento per ora molto eterogeneo”.

I partiti politici, in Svizzera, non sembrano per ora aver strumentalizzato queste proteste, perché?

“Bisogna capire quanto è stata estesa tutta la politica di restrizione e confinamento: i Governi dei vari Paesi hanno agito in modo differente; in Svizzera le misure sono state relativamente limitate e in Svizzera tedesca sono pure state limitate rispetto a quanto avvenuto nella Svizzera italiana e romanda. Questo può indicare in parte perché i partiti politici, soprattutto quelli che contano nella Svizzera tedesca, non abbiano messo al centro dell’agenda politica questo tema.

Non è detto però che nei prossimi mesi il tema non diventi argomento di confronto politico; questa fase di incertezza può durare e potrebbe esserci, da parte di un partito o dell’altro, la volontà di tematizzare questi argomenti. Vedremo cosa succederà dopo il 27 settembre (cinque gli oggetti in votazione, ndr), per ora la politica svizzera è concentrata su altri temi” .

Il servizio del TG:

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