Il comandante buono oltre il ponte sul Reno
Ottant'anni fa, il tribunale distrettuale di San Gallo riconobbe colpevole di violazione dei doveri d'ufficio e falsificazione di documenti l'ex comandante della polizia cantonale Paul Grüninger. L'ufficiale era stato licenziato in tronco nella primavera del 1939 per aver consentito l'entrata in Svizzera di centinaia di ebrei e altri profughi. Finì in povertà, ma non se ne pentì. Ecco la sua storia, in due servizi custoditi dalle Teche della RSI.
Nato nel 1891, Grüninger aveva studiato alle magistrali e insegnato in due sedi di scuola elementare, prima di proseguire la carriera militare. Tenente dell’esercito svizzero, entrò con tale grado nel corpo di gendarmeria di San Gallo nel 1919. Diventò comandante della cantonale nel ’25.
La figlia Ruth Roduner, in queste interviste d’archivio, ricorda come il padre antepose la sua coscienza al dovere di far rispettare la chiusura delle frontiere svizzere sancita dal Consiglio federale (governo) nel 1938, pochi mesi dopo l’annessione dell’Austria al Terzo Reich. Paul Grüninger aveva tentato invano, nell’agosto di quell’anno, di convincere la Conferenza dei direttori cantonali di polizia che fosse inammissibile respingere profughi destinati alla morte.
Il comandante fece letteralmente carte false per salvare, si stima, 3’000 profughi austriaci, vittime delle persecuzioni naziste. Ricorse ad esempio alla retrodatazione di permessi.
Non se ne pentì mai, benché gli fosse stato tolto il lavoro e la pensione. Al punto che Ruth fu costretta a rinunciare agli studi per trovare un lavoro e sostenere la famiglia ridotta in povertà, mentre molti amici toglievano il loro sostegno ai Grüninger.
In seguito, l’ex ufficiale di polizia ebbe degli impieghi modesti, come supplente di scuola e rappresentante di commercio.
Paul Grüninger, scomparso nel febbraio 1972, fu riconosciuto Giusto tra le nazioni dieci mesi prima di morire. Ma all’epoca di questa intervista (1991) la sua figura non era ancora stata pienamente riabilitata.
Ciò che accadrà nel 1995, con un annullamento della sentenza penale del tribunale di San Gallo e, tre anni più tardi, un risarcimento per danni morali di 1,3 milioni di franchi col quale gli eredi creeranno la fondazione che porta il suo nome.
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