Un vecchio servizio della RSI racconta delle peschiere sul fiume Tresa, al confine tra Italia e Svizzera. Per secoli vi si praticò la pesca all'anguilla, principale fonte economica della regione fino al primo Novecento.
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tvsvizzera.it/ri con RSI (Teche)
Quando Leandro Manfrini gira questo servizio nel 1968, le peschiere (qui termine in uso per pescaie) sono ormai abbandonate. Il fiume risulta profondamente cambiato dai lavori di arginatura e la cronaca dell’ultima nottata pescosa ha almeno dieci anni.
Già, nottata. Le anguille venivano catturate durante la migrazione dal lago al mare, quando durante la maturità sessuale lasciano le acque dolci, e questo avveniva soprattutto da settembre a novembre, di notte e per di più con tempo burrascoso.
Le peschiere sulla Tresa -unico emissario del Lago di Lugano, lungo 12 chilometri di cui 7 coincidono con il confine di Stato- sono state per secoli la principale fonte economica della Valle. Le prime testimonianze risalgono al ‘500.
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Erano costituite da una chiusa disposta obliquamente (che si dirigeva da una sponda all’altra lasciando un piccolo passaggio per i pesci) e da una struttura di travicelli con spazi vuoti nei quali trovavano posto le guade, ovvero sacchi a rete di maglia fitta nei quali le anguille, spinte dalla corrente, cascavano.
In prossimità delle peschiere sorgevano spesso caselli nei quali i pescatori conservavano i loro arnesi e talvolta preparavano anguille alla griglia, per quanto la maggior parte venisse venduta in Italia.
Una storia che ebbe fine per la mancanza di scale per i pesci in corrispondenza delle chiuse lungo i fiumi che l’anguilla -che depone le uova nel Mar dei Sargassi- deve risalire per completare il suo ciclo di vita [dal 2017, però, il corridoio fluviale che un tempo consentiva a molte famiglie di sostentarsi è stato ripristinato: leggi qui].
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Il servizio ‘Le peschiere della Tresa’ fu trasmesso dalla Radiotelevisione svizzeraCollegamento esterno l’11 settembre del 1968, nell’ultima puntata di ‘Astrolabio’, “rivista quindicinale di arti, lettere, scienze e civiltà d’oggi”.
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