Un dispositivo portatile per testare il Covid-19
La Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), l'Istituto oncologico di ricerca (IOR) e il Politecnico di Losanna (EPFL) mirano a sviluppare un dispositivo ultra-rapido per il test del Covid-19. Non sarà pronto prima di due anni ma il progetto prevede che sia portatile, utilizzabile da personale non specializzato e adattabile a futuri virus.
Il dispositivo si chiamerà MicroCoVSens, sarà poco più grande di un telecomando e potrà servire negli aeroporti, nelle stazioni e in altri luoghi sensibili senza far capo a personale sanitario e di laboratorio. L’obiettivo è che stabilisca la positività o meno al coronavirus SARS-CoV-2 in pochi minuti, una decina, a partire da un campione di saliva.
La ricerca comincerà in ottobre con la parte di bioinformatica, che durerà un anno e consisterà- spiega il professore titolare di scienze biomediche USI-IOR Francesco Bertoni- in “analisi di dati pubblici dove selezioneremo le sequenze di RNA virale, da usare per disegnare le sonde che verranno poi prodotte a Losanna”.
A metà del primo anno inizierà anche la realizzazione dei primi prototipi del dispositivo al Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI.
Il MicroCoVSens non sarà disponibile prima di due anni, ma se tutto va per il verso giusto sarà “una piattaforma che potrebbe essere utilizzata anche per l’identificazione di altri virus in futuro” in caso di una nuova pandemia, spiega il ricercatore senior dell’Istituto sistemi ed elettronica applicata SUPSI Igor Stefanini. Per l’adattamento del dispositivo-base a nuovi virus servirà circa un anno.
Nel servizio RSI, Stefanini mostra il funzionamento del MicroCoVSens.
Il progetto è sostenuto dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS), nell’ambito del suo programma Covid-19, dotato di oltre un milione di franchi.
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