Sandro Bondi, il piccolo vate che dubita del suo mito Berlusconi
di Aldo Sofia
Collaudato nell’esercizio delle smentite più inverosimili pur di “salvare” il suo capo, alla fine ha deciso di smentire anche… sé stesso. “Frainteso, dispiaciuto, amareggiato”, ha detto di sé Sandro Bondi, il più fedele dei fedeli a Silvio Berlusconi, dopo che in una lettera a “La Stampa” aveva sparato ad alto zero sulla mancanza di strategia e di identità di Forza Italia, per concludere che a questo punto meglio sarebbe dare piena fiducia a Matteo Renzi.
Pare che per “farlo ricredere” , l’ex cavaliere lo abbia chiamato al telefono pochi minuti prima di recarsi a poche centinaia a due passi dal carcere milanese di San Vittore, per firmare il “verbale delle prescrizioni”, l’atto che fissa le regole della sua assegnazione ai servizi sociali. E di sicuro l’umore dell’ex premier, costretto a compiere il primo passo di un percorso che considera ingiusto e umiliante, doveva essere nero. Nerissimo.
Certi “ex” si trasformano in fermissimi e acritici tutori della nuova causa. Così è stato per Sandro Bondi, già militante della Federazione giovanile comunista italiana, ed ex sindaco PCI del comune toscano di Fivizzano. La sua adesione al berlusconismo è stata fulminea e totale, incondizionata e inossidabile. E anche il suo affetto personale per colui che si autodefinì “l’unto del Signore”. C’è una foto che fece il giro dei giornali: verso Berlusconi, che si era assopito sulla poltroncina di capo del governo durante un dibattito alla Camera, il coordinatore di FI Bondi allunga teneramente il braccio, per distoglierlo dall’abbraccio di Morfeo, e per evitargli il solito malanimo comunista (“l’odio della sinistra” è una categoria assolutamente bondiana).
Ma soprattutto ci sono i noti (nell’ambiente) versi che il “poeta minimo” Sandro Bondi dedicò al fondatore della Seconda Repubblica, cioè “a Silvio”, come recita appunto il titolo:
“Vita assaporata
Vita preceduta
Vita inseguita
Vita amata
Vita vitale
Vita ritrovata
Vita splendente
Vita disgelata
Vita nova”.
E ancora ci si interroga, di fronte a un atto di fede, se la “vita disgelata” sia quella di Silvio, la sua, o quella dell’Italia benedetta da una nuova stagione politica In realtà, di questi componimenti in versi il “mite gladiatore” del centro-destra italiano ne ha scritti tanti, su amici politici e su famigliari del suo mito. Ma occasionalmente ne improvvisava e distribuiva anche ai suoi fan. Scoprii una sua poesia appesa sulle pareti di un ristorantino del centro di Roma, “la Stampa” (mi scuso per la scarsa originalità), mostratami orgogliosamente dal proprietario signor Antonio.
In questi giorni, ai moderni “aruspici” della politica italiana (aruspici erano i sacerdoti che in epoca romana cercavano presagi nelle viscere degli animali sacrificati) uno sfogo come quello di Bondi dice molto più di innumerevoli analisi sul declino del berlusconismo che perde pezzi, su un ex premier che alle imminenti europee cerca un risultato che smentisca i “gufi” interni ed esterni, su quella soglia del 20 per cento che toglierebbe fiato ai quotidiani “de profundis”, e sugli ex cantori o cortigiani che infilano l’uscita, o sono tentatissimi di farlo. Un Bondi “renziano”, immediatamente dopo un Bonaiuti (ex portavoce di Berlusconi) scopertosi “alfaniano”, chi l’avrebbe mai detto. Tanto smarrito e amareggiato, ha rivelato in un’intervista la compagna Manuela Repetti (anche lei parlamentare), che ormai da novembre Sandro Bondi non mette più piede in Senato (ma la succosa indennità, quella, continua a correre?, si sono chiesti alcuni commentatori).
Ma c’è da scommetterci. Qualche verso l’avrà già dedicato anche a questo momento nero del partito e dell’amato leader. E quando ci si mette di penna, Sandro Bondi è del resto capace anche di tenere preveggenze. Leggete qui: “Ci mancheremo quando verrà il tempo nuovo/ E ci rispecchieremo finalmente l’uno nell’altro”. Poesia dedicata a Fabrizio Cicchitto, fuoriuscito della seconda ora e transfuga nel Nuovo Centro Destra del “traditore” Alfano. Profetico, no?
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