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Se si sposta la Posta

Se si posta la Posta Corrado Mordasini

Non è lontano il giorno in cui il privato cittadino del piccolo paese di Chironico per mandare una raccomandata al proprio Municipio, si debba fare una 20ina di chilometri all'andata ed altri 20 al ritorno per raggiungere l'ufficio postale.

La chiusura degli uffici postali nella Confederazione procede a passo sempre più spedito, ed è solo una di una serie di decisioni annunciate recentemente da La Posta svizzera sta suscitando aspre critiche e discussioni. Ma per capire quanto sta avvenendo è necessario fare un passo indietro.

Fino alla fine dello scorso millennio i monopoli di stato svizzeri erano basati su due pilastri fondamentali: FFS, ovvero le Ferrovie Federali Svizzere, e PTT (poste, telefoni e telegrafi). L’ondata liberista successiva ha portato ad introdurre delle forme di semi-privatizzazione. FFS sono diventate un’azienda autonoma (a maggioranza di partecipazione statale) e PTT è stata divisa in due tronconi: da un lato la telefonia, con la creazione di Swisscom (per farla semplice l’equivalente di Telecom in Italia), dall’altra La Posta. Anche queste due aziende sono parzialmente autonome e a maggioranza statale. Tutte devono però presentare conti in positivo.

Chiaramente la Posta, pur godendo tuttora di monopolio per quanto riguarda le lettere, è quella che ha il compito più difficile, visto che il mercato della comunicazione si è spostato massicciamente sul digitale. Da qui i tagli annunciati, che riguardano l’amministrazione, i servizi, e soprattutto gli uffici postali.

In effetti, le operazioni che ancora non è possibile effettuare in modo telematico non sono più molte, e la clientela si sta rapidamente spostando sui pagamenti online.

D’altro canto però si tratta di operazioni non semplicissime soprattutto per gli anziani, e se è vero che gli uffici postali di piccoli comuni rappresentano ormai un costo con pochissimi benefici per l’azienda, è anche vero che tra i 600 sportelli di cui è annunciata la chiusura nei prossimi anni ve ne sono anche di centri di media importanza, al momento finanziariamente sani.

Ad onor del vero La Posta nel corso degli anni ha anche tentato un ridirezionamento degli uffici, trasformandoli anche in negozi che smerciano articoli di cartoleria, biglietti di varie lotterie e perfino computeristica, ma la cosa non ha avuto successo.

Ora iniziano le proteste, le prime manifestazioni e spuntano i nostalgici delle Regie federali. Per tornare indietro, anche ammesso che la cose potesse essere sensata, è però evidentemente troppo tardi. Il nocciolo della questione è legato ad una riflessione (in Svizzera mia sopita) sui compiti dello stato, che nel corso di quest’anno toccherà da vicino anche la nostra azienda, la SSR, ovvero la tv statale.

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