“Si è sempre ‘terroni’ di qualcun altro”
di Aldo Sofia
Pochi mesi fa, al termine di un’intervista a Roberto Maroni che si lamentava dei turbolenti rapporti fra la Lombardia guidata dalla Lega Nord e il Ticino con governo a maggioranza leghista, chiesi al “governatore” sotto forma di battuta: “Ma allora è in qualche modo vero che si è sempre…. ‘terroni’ di qualcun altro?”. Non la prese benissimo, ma comunque rispose che lui si esprimeva quale massima autorità della più dinamica e importante Regione italiana.
L’episodio mi è tornato in mente leggendo le cronache sull’ultimo scandalo lombardo, l’ennesimo del miliardario settore sanitario, che vede come principale imputato (ora agli arresti) Fabio Rizzi, ex senatore dei Lumbard, uomo vicinissimo allo stesso Maroni: l’accusa, per il padre della sanità lombarda portato a San Vittore con altri sei indagati, è di essersi fatto corrompere dall’imprenditrice Maria Paola Canegrati (agli arresti domiciliari), una sorta di imbattibile “zarina” nell’acquisizione di appalti pubblici nell’ambito dei servizi di odontoiatria degli ospedali lombardi.
Un corrucciato Maroni si è detto “incazzatissimo” (naturalmente non bastava affermare ‘molto arrabbiato’), ed il Rizzi sembra essere stato scaricato in un lampo dal segretario e mattatore televisivo Matteo Salvini, lo stesso che pochi giorni fa aveva sbraitato che “la magistratura italiana è una schifezza” (colpevole nello specifico di aver perseguito in Liguria altri due suoi consiglieri regionali per lo scandalo “rimborsopoli”). Per tutti vale la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva. Ma intanto tangenti e mazzette fanno la loro scandalosa riapparizione in Lombardia. E in quella Milano che lo scorso agosto Raffaele Cantone, presidente dell’anticorruzione, aveva addirittura riabilitato quale “capitale morale” in contrapposizione alla Roma “che non ha gli anticorpi”: molti saltarono sulla sedia ricordando la nuova Tangentopoli e le mazzette scoperte alla vigilia di Expo.
E il Ticino, in tutto questo? Ebbene, si scopre che la “zarina” si era installata anche a Chiasso, dove gestisce un’azienda odontotecnica; che allo stesso indirizzo Fabio Rizzi era consulente scientifico di un istituto para-sanitario (da cui è uscito poche ore prima che scoppiasse lo scandalo); e che la stessa Canegrati è proprietaria di due studi dentistici nei cantoni di San Gallo e Svitto.
Eppure si scopre che quando una società ticinese si interessa all’ISI di Milano (si tratta della struttura ospedaliera più importante della Penisola) Rizzi e il suo segretario e leghista, Mario Longo, intervengono pesantemente.
Dalle intercettazioni telefoniche: “oggi agli svizzeri gli ho tirato una mazzata che non puoi capire”, e ancora: “ho richiamato gli svizzeri e gli ho detto: se provate a mettere piede in Lombardia questo è l’unico che fate….perché in Lombardia lavorano i lombardi”. “Celodurismo d’assalto”, insomma. Con esponenti della Lega Nord che strepitano per i diritti dei frontalieri e dei padroncini di lavorare in Ticino, ma che poi… la Lombardia è cosa nostra. Per la serie, appunto, che “si è sempre ‘terroni’ di qualcun altro”.
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