Ai tempi d'oro del servizio pubblico, di quella televisione "che insegnava sempre qualcosa", la TV svizzera propose un servizio sulla genesi e l'importanza, per la vita e la scienza, del sistema metrico decimale.
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tvsvizzera.it/ri con RSI (Teche)
Un tempo, le unità di misura erano associate a parti del corpo umano come il pollice e il piede, ancora parzialmente in uso, o il cubito dell’antichità, che corrispondeva idealmente alla distanza tra gomito e punta del dito medio.
Misurazioni inevitabilmente poco precise, fino a quando non fu introdotto, nel 1875, il sistema metrico decimale, che rese più affidabili non soltanto lo scambio di dati ma anche, e soprattutto, i calcoli.
Infinitamente grande, infinitamente piccolo
L’astronomia, mediante i telescopi, poté calcolare le distanze tra Terra, Luna, pianeti e stelle. Per le grandi distanze, tuttavia, anziché servirsi di giga-, tera- o petametri si portò avanti concependo l’anno-luce (che corrisponde a 9’460’730’472’581 chilometri, quindi non un multiplo decimale del metro).
La biologia e la fisica, mediante i microscopi ottici ed elettronici, riuscirono ad analizzare i micro organismi e le cellule fino all’atomo. Qui, ci si attenne ai divisori decimali: si usano il micrometro (o micron, cioè un millesimo di millimetro), il nanometro (un milionesimo di millimetro) e così via.
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Questo approfondimento sul sistema metrico-decimale, di Chris Wittwer, fu trasmesso dalla Televisione svizzera nell’ambito di ‘Monitor’ il 28 luglio 1966.
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