Soldi? No, grazie
di Gino Ceschina
Immaginiamo di essere a letto, sotto il nostro bel piumone e di dormire beati. Immaginiamo di fare un sogno. Tu che cammini tranquillo per strada e incontri un signore ben vestito, giacca e cravatta, che tiene in mano una mazzetta di banconote. Lui si avvicina, ti fa un bel sorriso e ti dice: “Buon giorno, li vuole 2500 franchi? Se poi ripassa a ogni fine mese io le do altrettanto”. E tu rispondi: “No grazie, si tenga i suoi soldi: io preferisco guadagnarmeli”. E te ne vai. Sogno o Incubo?
È a grandi (molto grandi) linee quanto successo ieri in Svizzera. Il popolo ha detto no al reddito di base, che è l’equivalente del reddito di cittadinanza di cui tanto si è discusso anche in Italia. La proposta, che ovviamente veniva da sinistra, era quella di garantire a ogni cittadino adulto indiscriminatamente 2’500 franchi al mese e 620 ad ogni minorenne (circa, rispettivamente, 2’300 e 600 euro). Stando agli iniziativisti il denaro necessario avrebbe potuto esser trovato rinunciando a una serie di aiuti sussidiari (rendita di invalidità, rendita di disoccupazione, aiuti per le spese sanitarie, ecc.) e aumentando leggermente l’IVA (che al momento in Svizzera è dell’8%).
Una roba che Gesù bambino, a confronto è un dilettante.
Solo che gli svizzeri, è una cosa difficile da spiegare, sono più per il carbone che per i regali. La bocciatura dell’iniziativa era largamente attesa, specie se si considerano i precedenti: c’è una lunga storia di rifiuti a proposte che a prima vista sarebbero parse estremamente vantaggiose per il popolo, dal no alla settimana di vacanza in più, al sì all’aumento dell’Iva (a gratis). Suona autolesionistico, magari addirittura masochista, ma la verità è che gli svizzeri non si fidano di ciò che piove dall’alto. Un popolo estremamente orgoglioso, abituato da secoli a conquistarsi ciò che ha. Nel bene e nel male, perché questo porta a grande concretezza e unione, ma a volte a molta diffidenza.
Di fatto, a far riflettere, più della bocciatura dell’iniziativa, è il dato numerico: praticamente 8 svizzeri su 10 hanno detto “no” a 2500.- franchi al mese in più per tutti. Quindi a dire “no” non sono stati non solo i ricchi (che comunque i soldi li avrebbero ricevuti pure loro), ma anche la classe media e probabilmente anche parecchi di quelli che tanto bene non se la passano.
Probabilmente ha giocato la paura di perdere (con la rinuncia ai sussidi per i bisognosi) più di quanto si sarebbe guadagnato, come pure il timore di non riuscire a reperire i 206 miliardi necessari. E questo è un altro tratto distintivo del votante svizzero: raramente (tendente al mai) vota sull’onda emozionale. Forse anche perché quasi tutti ormai votano per corrispondenza, quindi da casa, col tempo di valutare, soppesare, leggere ed approfondire prima di mettere la classica crocetta.
Ad ogni modo l’iniziativa almeno un pregio l’ha avuto. Ha costretto tutti a valutare un modello di società diverso: a immaginare un altro modo di garantire gli aiuti alle persone in difficoltà. Che poi il principio del diritto “di default” a dei soldi statali senza far nulla non sia piaciuto, come detto, era largamente nelle attese.
Non sapremo mai se la decisione presa sia stata giusta o no, ma è certo che persino gli otto svizzeri su dieci che hanno fucilato l’idea, almeno per un momento devono pur aver accarezzato il sogno di un entrata fissa aggiuntiva di quelle dimensioni.
Quindi quasi quasi l’idea di tornare a letto, sotto il nostro bel piumone, e rifare quel sogno proprio spiacevole non è.
In fondo… è solo un sogno.
Gino Ceschina
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Illustrazione di Corrado Mordasini
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