Stato sociale? Tutti lo vogliono se non c’è evasione
di Roy Cerqueti, Fabio Sabatini e Marco Ventura, Lavoce.info
Cosa spinge i cittadini a desiderare più o meno stato sociale? Conta la percezione sul livello di evasione. Se si rinuncia a contrastare il fenomeno si costringono le persone con senso civico a scelte di ripiego, anche sulle assicurazioni sociali. Conseguenze su entità e composizione della spesa pubblica.
Welfare e senso civico
In tempi di crisi economica e vincoli di bilancio sempre più stringenti, la sostenibilità dello stato sociale è continuamente in discussione. La preservazione degli schemi pubblici di protezione sociale dipende essenzialmente dal consenso dei cittadini. Ma cosa spinge gli elettori a desiderare più o meno welfare? Secondo la teoria economica, le scelte degli agenti sono sempre orientate al miglioramento del proprio particolare e il supporto per lo stato sociale non dovrebbe fare eccezione.
Per esempio, la letteratura ha mostrato che gli individui preferiscono la redistribuzione del reddito se si sentono in condizione di bisogno e se temono di non riuscire ad avere successo con le proprie forze, perché il sistema economico offre scarse prospettive di mobilità sociale a chi non ha la fortuna di nascere nel posto e nella famiglia giusta.
Nel nostro lavoroCollegamento esterno abbiamo analizzato come cambia il sostegno dei cittadini allo stato sociale in base al loro senso civico e alle norme sociali condivise nella comunità in cui vivono. Se si assume che le istituzioni di sorveglianza fiscale possano impedire a priori a certi contribuenti di evadere le tasse (si pensi per esempio ai lavoratori dipendenti per i quali molte imposte sono detratte in busta paga) ma siano sostanzialmente incapaci di monitorare e sanzionare a posteriori il comportamento di altre categorie (per esempio i commercianti che non emettono lo scontrino), si può mostrare che le persone con più senso civico preferiscono uno stato sociale di dimensioni ridotte – che implica tasse e prestazioni sociali più basse – rispetto a chi è privo di senso civico.
In un recente articoloCollegamento esterno, tre economisti dell’università Sciences Po di Parigi hanno suggerito che la ragione per cui gli “incivili” desiderano una protezione sociale più estesa è che non sono preoccupati dalle tasse più alte necessarie per finanziarla, dato che sperano di evaderle, e al tempo stesso mirano a fruire di benefici cui non hanno diritto (i falsi invalidi sono un tipico esempio). In parole povere, sarebbero i disonesti a volere lo stato sociale, perché sperano di godere dei suoi benefici senza pagarne i costi.
La spiegazione è suggestiva ma parziale. Per analizzare un contesto più realistico, abbiamo allora ipotizzato che le istituzioni di sorveglianza possano scoprire gli evasori anche a posteriori e che quando li scovano infliggano loro multe salate. In questo caso, le predizioni della teoria cambiano radicalmente. Adesso sono i cittadini con più senso civico a desiderare più stato sociale, probabilmente perché sono rassicurati dal fatto che chi evade le tasse e lucra sui servizi pubblici sarà propriamente sanzionato da un sistema di sorveglianza efficace.
Inoltre, quanto più alta è la quota della popolazione dotata di senso civico, tanto maggiore sarà il supporto per lo stato sociale da parte di entrambi i tipi di cittadini. I civili vorranno più welfare perché rassicurati dal fatto di essere circondati da persone degne di fiducia. Gli incivili, invece, perché vogliono una vacca più grassa da spolpare.
Migliorare l’efficacia dei controlli
Successivamente abbiamo testatoCollegamento esterno le predizioni del modello sui dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia, che nel 2004 ha raccolto le opinioni dei cittadini sul sistema tributario. I risultati dell’analisi empirica mostrano che, a parità di condizioni, le persone dotate di senso civico sono tanto più favorevoli a un welfare esteso quanto più ritengono che il sistema di sorveglianza sia severo ed efficiente. Per gli incivili, invece, è vero il contrario.
I risultati suggeriscono che un inasprimento della sorveglianza fiscale per monitorare e punire l’evasione rassicurerebbe le persone civili, consentendo loro di rivelare in modo più sincero le proprie preferenze per lo stato sociale. Il cittadino privo di senso civico, d’altro canto, troverebbe meno attraente uno stato sociale esteso, vista la maggiore difficoltà di appropriarsi indebitamente dei suoi benefici.
Questo non significa necessariamente che debbano essere destinate nuove risorse all’aumento del volume degli accertamenti, che in Italia è già in linea con quello del resto d’Europa. È importante piuttosto migliorare l’efficacia dei controlli, sia in termini di redditività sia rispetto alla percezione che il pubblico ha della sorveglianza fiscale. La sensazione che non esistano categorie protette dal fisco riduce il timore delle persone civili di dover sostenere da sole l’intero peso della redistribuzione, e migliora la loro fiducia nelle istituzioni. L’esperienza quotidiana di mancato rilascio di scontrini e fatture, per esempio, è stata probabilmente un fattore storico di erosione della fiducia, che in futuro potrebbe essere bilanciato dalla generalizzazione della fatturazione elettronica al settore privato.
In generale, la lotta all’evasione si conferma una scelta politica che discrimina tra cittadini onesti e disonesti al di là del momento del prelievo fiscale. Se si rinuncia a contrastare gli evasori, infatti, si costringono le persone dotate di senso civico a scelte di ripiego, anche in termini di assicurazioni sociali, con conseguenze rilevanti sull’esito delle competizioni elettorali e, in ultima istanza, sull’entità e la composizione della spesa pubblica.
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