Compie trent'anni una console che costituì una svolta nella storia dei videogiochi. Un dispositivo tascabile, come fino ad allora erano stati solo singoli "giochini" elettronici. Il Game Boy aveva invece cartucce intercambiabili e conquistò schiere di estimatori in tutto il mondo. La Radiotelevisione svizzera ha fatto visita a un collezionista in Ticino.
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tvsvizzera.it/ri con RSI (Quotidiano del 10.04.2019)
È una scatoletta grigia con schermo a cristalli liquidi capace di appena quattro tonalità di grigio/verde, un comando direzionale a croce e accessori che oggi fanno sorridere (come la fotocamera in bianco e nero con risoluzione di poco superiore a 100 x 100 px).
Ai giovanissimi, il Game Boy può insomma sembrare preistoria. Ma accende emozioni immediate nei trenta-quarantenni come Antonio Mu, collezionista di Pianezzo intervistato dal QuotidianoCollegamento esterno della RSI.
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Mu possiede tutte le versioni della console di gioco portatile. La prima, commercializzata in Giappone, risale a 30 anni fa. Ma riesce a conquistare, come si vede nel servizio, anche qualche figlio o nipote dei videogiocatori originari.
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