Viveva a Losanna e un giorno è partita per la Siria per unirsi ai combattenti dell'isis. Ora vorrebbe tornare nella Confederazione ma per lei le porte sono chiuse.
Questo contenuto è stato pubblicato al
1 minuto
Roberto Antonini, Rete Due della RSI
Ha una trentina d’anni, è losannese, l’abbiamo chiamata Hayaam perché non vuole che si sappia il suo vero nome. Con la bimba di due anni è rinchiusa nel campo di detenzione di Roj, nel nord della Siria, non lontano dalla frontiera irachena.
Contenuto esterno
Hayaam è andata con il marito a Raqqa nel 2015 per raggiungere le file di Daesh, l’Isis. Accetta di parlarci davanti a un microfono ma non a una telecamera, per raccontarci la sua storia e quello che presenta come il suo pentimento sincero. Dice di non essersi resa conto all’inizio della vera identità dell’Isis e che né lei né suo marito (che è in prigione con altri “foreign fighters” ) hanno mai combattuto.
La testimonianza che vi proponiamo è quella di un delle tante giovani radicalizzate in Occidente che hanno deciso di andare a vivere nel cosiddetto Califfato, e che ora si ritrovano senza un futuro.
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.
Per saperne di più
Altri sviluppi
Foreign fighters sul fronte “giusto”
Questo contenuto è stato pubblicato al
La morte del fiorentino Lorenzo Orsetti, ucciso in un agguato in Siria, rianima il dibattito sui 'combattenti stranieri' schierati contro Daesh.
Governo: “I jihadisti svizzeri vanno giudicati, se possibile, all’estero”
Questo contenuto è stato pubblicato al
Le persone recatesi nella zona di conflitto siriano-irachena per motivi terroristici dovrebbero essere giudicate sul posto, ritiene il governo.
Il dilemma dei jihadisti europei arrestati dagli USA
Questo contenuto è stato pubblicato al
I paesi europei hanno reagito tiepidamente lunedì all'appello del presidente statunitense Donald Trump sui Foreign Fighters.
Questo contenuto è stato pubblicato al
In proposito il consigliere di Stato Pierre Maudet spiega questa evoluzione con la sensibilizzazione dei responsabili delle comunità musulmane e con l’intensificazione della vigilanza nelle carceri. Secondo il capo del Dipartimento sicurezza ed economia la questione principale connessa con il fenomeno riguarda la gestione dei ritorni in Svizzera dei presunti foreign fighters. A Ginevra, ha…
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.