Uccide il ladro, ed è subito “eroe”
di Aldo Sofia
“Mi capita di avere idee che non condivido”, diceva quel tale. Battuta felicissima. È capitato a tutti. Hai delle convinzioni che ti sembrano solide, ma arrivano fatti che te le rovesciano almeno temporaneamente, e occorre ragionarci su per rimettere in piedi. Così, di fronte al pensionato che in piena notte si trova di fronte il ladro penetrato in casa sua, e lo uccide con la pistola che tiene nel comodino della camera da letto, ecco, di fronte a tutto questo, quanti di noi possono subito pensare che quello è semplicemente il gesto di un pistolero da condannare senza appello?
Puoi essere il garantista più garantista, puoi mettere la legge al di sopra di tutto, puoi detestare le armi ed essere molto soddisfatto di non averne e di non saperle nemmeno usare: ma pensi a come avresti reagito tu nei panni di quell’anziano di Vaprio d’Adda, periferia di Milano, ed è difficile pensare che tu no, tu assolutamente non l’avresti mai fatto. “Se mi metto nei suoi panni, lo capisco” ha subito scritto Massimo Gramellini, uno dei più apprezzati e lucidi notisti della “Stampa”.
Meglio allora non…sparare giudizi frettolosi su chi sostiene che aprire il fuoco per difendersi non solo è giusto ma anche sacrosanto. Ma nel caso che “divide” l’Italia (“divide” per modo di dire, l’impressione è che il Paese sia tutto “innocentista” nei confronti del pensionato sparatore) sono inevitabili almeno un paio di considerazioni, che possono valere anche per altri episodi simili registrati negli ultimi mesi.
La prima riflessione è che nemmeno si è voluto e saputo aspettare di conoscere qualche elemento in più sulla meccanica dell’episodio: così, nel giro di 24 ore, l’accusa è passata da “eccesso di legittima difesa” in “omicidio volontario”: non solo il ladro era disarmato (questo sarebbe comunque difficile capirlo nell’angoscia di quei pochi secondi), ma, soprattutto, secondo gli investigatori, il ladro sarebbe stato abbattuto sulle scale mentre tentava la fuga. Né risulterebbero ai carabinieri precedenti denunce da parte dell’anziano, che parla di altri tentativi di furto o di furti già subiti, che avrebbero potuto spiegare la sua esasperazione. Da tutto questo, l’inasprimento dell’accusa.
Ma, soprattutto, sconcerta l’immediata trasformazione del protagonista del caso in una sorta di eroe, in una sorta di solidarietà vociante e preventiva, in una vergognosa strumentalizzazione politica, con il corteo di un gruppo di manifestanti che lo inneggiano sotto casa, lui che si affaccia con la famiglia al balcone e fa un gesto di saluto, mentre sotto si canta “Fratelli d’Italia” e da Milano il governatore lombardo Maroni annuncia che la Regione si farà carico delle spese legali per la sua difesa. Alimentando la convinzione che sia legittima la “giustizia fai da te”. Ignorando che i pompieri incendiari possono favorire il rischio che si scivoli in una sorta di far west, che alla fine fa più il gioco dei delinquenti che non la protezione dei cittadini (l’America, le sue stragi continue, non insegnano nulla?).
Semmai il problema è l’assenza dello Stato. Che è un problema reale. Non che ogni strada e ogni villa possa essere protetta. Ma se urli contro il crimine in crescita ma al contempo tagli fondi alle forze dell’ordine, le costringi a viaggiare su mezzi obsoleti, le costringi ad operare in condizioni sempre più precarie, allora il cittadino avverte una precarietà, un vuoto, un’insicurezza che si diffonde irrazionalmente, che tutto giustifica e santifica. E su cui è fin troppo facile e comodo vociare per conquistare un altro bottino politico-elettorale. Anche se le statistiche dicono che in Italia i reati gravi sono in calo, ma che la cosiddetta “violenza percepita” è entrata nelle preoccupazioni e nella pelle di ogni famiglia.
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