Ucraina e Russia lavorano alla tregua, ma gli scontri nell’Est proseguono
di Giorgio Cuscito (Limes)
Poroshenko e Putin cercano una soluzione per porre fine agli scontri tra esercito di Kiev e ribelli filo-russi nel Donbas. Intanto, la Nato si prepara a rinforzare la presenza negli Stati baltici e l’Ue ad approvare nuove sanzioni contro Mosca.
Una notizia apparentemente positiva potrebbe incidere sulla crisi in Ucraina, che da aprile ha fatto circa 2.600 mortiCollegamento esterno.
Il presidente dell’ex repubblica sovietica Petro Poroshenko e il suo omonimo russo Vladimir Putin hanno discusso telefonicamenteCollegamento esterno dei passi necessari per consentire il cessate-il-fuoco tra l’esercito ucraino e i ribelli russofili nel Donbas, nell’Ucraina orientale.
In un primo momentoCollegamento esterno, Poroshenko aveva affermato che Kiev e Mosca avevano raggiunto un accordo per una “tregua permanente”. Il CremlinoCollegamento esterno ha fatto notare che la notizia era imprecisa, poiché la Russia non è coinvolta direttamente nella crisi ucraina, quindi non può concordare alcuna tregua. Del resto, Putin ha sempre negato la presenza di truppe russe nel paese vicino.
Il capo del Cremlino ha poi reso noto un piano in 7 puntiCollegamento esterno per porre fine alle ostilità: stop dell’avanzata delle milizie filo-russe; parziale ritirata delle truppe ucraine; controllo internazionale del cessate-il-fuoco; divieto di usare aerei contro civili e centri abitati; scambio di prigionieri; possibilità di consegnare aiuti umanitari alle regioni di Donetsk e Luhansk; possibilità di sostenere la ricostruzione delle infrastrutture “sociali e di trasporto”. Particolarmente controverso è il punto numero 6, che potrebbe consentire ai russi di entrare legittimamente in territorio ucraino. Una condizione difficilmente accettabile per Kiev, anche in base a quanto accaduto a fine agostoCollegamento esterno con il convoglio russo.
La notizia di una forma di dialogo tra Ucraina e Russia è stata data a un giorno dall’inizio del vertice Nato, che si terrà in Galles il 4 e il 5 settembre, e due giorni dopo il meeting del Gruppo di Contatto sull’Ucraina tenutosi a Minsk, in Bielorussia. All’incontro hanno partecipato rappresentanti di Kiev, di Mosca, dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) e dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, che hanno chiesto il riconoscimento di uno status specialeCollegamento esterno per rimanere in Ucraina e non dichiarare l’indipendenza.
Questo proposito fa eco all’invitoCollegamento esterno di Putin a discutere “dell’organizzazione politica della società e dello Stato nel sudest ucraino”.
L’esercito di Kiev perde terreno
Le notizie confuse sul cessate-il-fuoco non hanno per ora determinato la sospensione degli scontri nell’Ucraina dell’Est, dove i ribelli filo-russi stanno avendo la meglioCollegamento esterno contro l’esercito regolare. Questo, infatti, si è ritirato dall’aeroporto di Luhansk, mentre quello di DonetskCollegamento esterno potrebbe cadere a breve nelle mani delle milizie. Il governo centrale avrebbe perso anche il controllo di Novoazovsk, nei pressi del porto di Mariupol, che si affaccia sul Mar d’Azov.
Secondo Kiev e l’Occidente i ribelli filo-russi stanno ricevendo il sostegno di Mosca. Lo confermerebbero le immagini satellitariCollegamento esterno pubblicate dalla Nato, che mostrano colonne di truppe russe che varcano il confine con l’Ucraina. L’Alleanza Atlantica sostiene cheCollegamento esterno Mosca ha impiegato circa mille unità nell’ex repubblica sovietica, fatto negato dal Cremlino.
Secondo Alexander Zakharchenko, primo ministro dell’auto-proclamata Repubblica di Donetsk, 3-4 mila militari russi in congedo starebbero combattendoCollegamento esterno al fianco dei ribelli. Nei giorni precedenti, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov aveva dichiarato che la Russia non intende intervenireCollegamento esterno militarmente in Ucraina.
Le contromisure Nato e Ue contro Mosca
Le attività russe nell’ex repubblica sovietica hanno spinto l’Alleanza Atlantica e l’Unione Europea a prendere provvedimenti. Lunedì la Nato ha comunicato l’intenzione di creare una nuova unità di 4 mila truppe da dispiegare rapidamente e quando necessario negli Stati membri nell’Europa dell’Est. In questo modo, secondo il segretario generale Anders Fogh Rasmussen non si violerebbe il Nato-Russia founding act del 1997Collegamento esterno, che non consente all’Alleanza la costruzione di basi permanenti nell’Europa Centrale e Orientale. Il provvedimento sarà probabilmente approvato durante il vertice in Galles.
Il presidente Usa Barack Obama, prima di partecipare all’incontro dell’Alleanza Atlantica, si è recato in Estonia, che fa parte della Nato dal 2004 e teme che quanto accade in Ucraina possa verificarsi sul suo territorio. A Tallinn, Obama ha dettoCollegamento esterno che “la Nato deve aiutare l’Ucraina a rafforzare e modernizzare le proprie forze di sicurezza”. Il presidente Usa ha anche affermato che le porte dell’organizzazione rimarranno sempre aperte “per i paesi che rispondono agli standard dell’organizzazione e che possono contribuire in maniera significativa alla sicurezza degli alleati”. Qualche giorno prima Obama aveva ribaditoCollegamento esterno che gli Stati Uniti non interverranno militarmente in Ucraina.
L’Unione Europea ha proposto una nuova tornata di sanzioniCollegamento esterno per danneggiare le aziende controllate da Mosca. Una portavoce dell’Alto rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di sicurezza dell’Unione europea Catherine Ashton (a fine mandato) ha affermato che il lavoro sulle nuove sanzioni continuerà perché la tregua non è stata confermata.
Mosca non è restata a guardare. Il Cremlino, infatti, intende rivedereCollegamento esterno la propria dottrina militare (che sarà pubblicata alla fine dell’anno) in risposta “all’espansione della Nato nell’Europa dell’Est”. Inoltre, le forze responsabili dell’arsenale nucleare russo terranno delle esercitazioni militariCollegamento esterno che coinvolgeranno 4 mila unità.
Le incognite della tregua
Le profonde difficoltà incontrate dall’esercito nel contrastare i ribelli filo-russi spingono Kiev a cercare una tregua.
A preoccupare Poroshenko è la fase successiva alla tregua, quando bisognerà individuare una soluzione politica che ponga definitivamente fine alla crisi. Soddisfare la richiesta di maggiore autonomia da parte dei ribelli significherebbe accontentare indirettamente Putin. Al capo del Cremlino conviene che le regioni di Donetsk e Luhansk (dove vi è una rilevante presenza di popolazione russa) restino ucraine, autonome e instabili. In questo modo, il Cremlino potrebbe servirsene per interferire nella politica interna ucraina e mantenere l’ex repubblica sovietica nella sfera d’influenza russa, che è il vero obiettivo di Putin.
Per approfondire: L’Ucraina tra noi e PutinCollegamento esterno
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