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Svizzera, aiuto allo sviluppo a meno paesi, “ma con più efficacia”

Concentrare l'aiuto allo sviluppo su un minor numero di paesi per moltiplicarne l'impatto. È la strategia della Confederazione per il periodo 2021-2024 presentata giovedì dal ministro degli esteri Ignazio Cassis. Per la prima volta il testo sarà sottoposto a consultazione. Le parti interessate avranno tempo fino al 23 di agosto per dare la loro opinione in merito.

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Per il lasso di tempo previsto di 4 anni, Berna prevede un budget di 11,37 miliardi di franchi. Si tratta di poco più degli 11,11 miliardi disponibili per il periodo in corso (2017-2020).

Già lo scorso autunno il governo aveva deciso in merito all’orientamento generale della cooperazione internazionale per i prossimi anni. 

Dopo aver elaborato la strategiaCollegamento esterno, ora i dipartimenti degli affari esteri e dell’economia (Dfae e Defr) hanno deciso di lanciare una consultazione, la prima del genere. Cantoni, partiti, comuni, città, regioni e parti interessate sono invitate a dare il loro parere sul testo entro il 23 agosto, opinioni che saranno poi tenute in considerazione per delle eventuali modifiche. 

Secondo il rapporto sottoposto oggi ai media, la spesa per l’aiuto allo sviluppo ammonterà probabilmente a circa lo 0,45% del Reddito nazionale lordo. Inferiore a quanto auspicato dal Parlamento nel 2011 (0,5%) e sicuramente meno dello 0,7% fissato dall’Onu.  Questo punto è stato subito il più criticato da diverse Organizzazioni non governative umanitarie. 

Il ministro degli esteri Ignazio Cassis
La nuova strategia permette più flessibilità e efficacia, ritiene il ministro degli esteri Ignazio Cassis. Keystone

Meno paesi

“L’accento sarà messo sulla creazione di posti di lavoro in loco, la lotta ai cambiamenti climatici e alle cause delle migrazioni, nonché sull’impegno a favore della pace e dello stato di diritto”, si legge nel rapporto.  

Dal punto di vista geografico, la Svizzera intende concentrarsi su quattro regioni chiave: Nord Africa e Medio Oriente, Africa subsahariana, Asia (centrale, meridionale e sudorientale) e Europa orientale. 

Questo significa che il Dfae trasferirà progressivamente le risorse che si trovano in certi paesi, in particolare l’America Latina, verso le regioni prioritarie “per accrescere l’efficacia dell’impegno svizzero”. 

Escono quindi dal programma: Bolivia, Cuba, Haiti, Honduras, Nicaragua, Azerbaijan, Mongolia, Pakistan, Eswatini (Swaziland), Lesotho, Malawi e Zambia. Questo, sottolinea Cassis, non intaccherà minimamente l’aiuto umanitario, che sarà prontamente fornito ovunque si presenti un’emergenza.  

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