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Università “spiate”, Roma vara un piano, mentre in Svizzera alcuni atenei hanno già preso misure    

Le università devono anche rispettare le sanzioni internazionali.
Le università devono anche rispettare le sanzioni internazionali keystone

Il Governo italiano intende salvaguardare le università e gli istituti di ricerca dalle ingerenze straniere. Proprio il mese scorso il Politecnico di Zurigo ha adottato delle linee guida che prevedono controlli su studenti e studentesse provenienti da Paesi considerati a rischio (in particolare Russia, Cina e Iran).  

L’inasprimento delle tensioni geopolitiche e l’applicazione di sanzioni internazionali si riverberano anche sul mondo universitario e sulla ricerca, dove crescono i timori di possibili infiltrazioni da parte di Stati esteri. Governi e atenei “occidentali” stanno promuovendo misure per scongiurare questo pericolo.

Giovedì il Governo Meloni presenta il suo “Piano d’azione nazionale per tutelare l’università e la ricerca italiane dalle ingerenze straniere”. La strategia cui, secondo fonti di Palazzo Chigi, l’esecutivo lavora da tempo, di fatto è già operativa, come del resto sollecitava la raccomandazione adottata a maggio dal Consiglio europeo.

Con essa si vuole intensificare lo scambio di informazioni tra servizi di intelligence e atenei per prevenire i rischi per la sicurezza derivanti dalle collaborazioni con istituti esteri o da studenti e insegnanti provenienti da determinati Paesi.

+ Un rapporto dell’intelligence svizzera mette in guardia dallo spionaggio russo e cinese

Il problema è avvertito anche dalle università e dal settore della ricerca in Svizzera, dove sono già state prese alcune iniziative per ridurre le potenziali infiltrazioni di potenze straniere. Tuttavia la struttura del mondo accademico, che per definizione è aperto e strettamente connesso con soggetti ed enti esterni, è all’origine di potenziali minacce.

Le università svizzere sono infatti in continua relazione con partner in tutto il mondo, da cui possono attingere una vasta gamma di conoscenze specialistiche, metodologie e prospettive differenti. “Le collaborazioni internazionali sono un terreno fertile per trovare soluzioni alle principali sfide globali”, ha dichiarato nel 2022 swissuniversities, l’organizzazione mantello delle università svizzere.

Ma i servizi di intelligence in Svizzera e in altri Paesi avvertono che la ricerca di punta è anche terreno fertile per attività di spionaggio da parte di Paesi ostili. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il conflitto in Medio Oriente e la rivalità tra Stati Uniti e Cina hanno allungato la lista delle sanzioni negli ultimi anni.

+ Sicurezza, il rischio di essere spiati da Paesi terzi è alto

Il mese scorso, il Politecnico federale di Zurigo (ETH) ha pubblicato delle linee guidaCollegamento esterno su come affrontare una situazione che sta divenendo sempre più complessa. Queste includono l’esame degli studenti provenienti da Paesi ad alto rischio per verificare eventuali legami con servizi segreti o con settori militari e per le collaborazioni nei progetti di ricerca.

“Se, ad esempio, dei potenziali studenti provenienti da un’università militare che è stata sanzionata da altri Paesi vogliono frequentare un master in cybersicurezza al Politecnico di Zurigo, dobbiamo respingere le domande in base ai criteri stabiliti per motivi di sicurezza”, ha dichiarato a SWI swissinfo.ch il portavoce del Politecnico di Zurigo Markus Gross.

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Università straniere sotto esame

Del resto il Politecnico di Zurigo, così come tutte le altre università svizzere, deve procedere con molta cautela quando ha a che fare con almeno 17Collegamento esterno istituzioni educative cinesi, 16 russe e sette iranianeCollegamento esterno. Inoltre, le università devono tenere in debita considerazione la ricerca sulle cosiddette tecnologie a doppio uso, come il GPS, che potrebbero essere utilizzate sia per scopi civili che militari.

Il Politecnico di Zurigo rileva di aver recentemente pubblicato sul suo sito online le misure di controllo sulla sicurezza per rendere noti gli obblighi esistenti. L’obiettivo è stato quello di informare adeguatamente gli studenti stranieri che hanno intenzione di iscriversi all’università e di “adempiere al dovere di diligenza” nei confronti del proprio personale, affinché sia a conoscenza delle norme in materia.

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Tuttavia, il “post” del Politecnico di Zurigo ha generato molte critiche sui social media cinesi, probabilmente per l’errata convinzione che questa fosse una nuova regola. Secondo quanto riportato da SWI swissinfo.ch, sui social media cinesi si leva soprattutto l’accusa di presunta discriminazione da parte dell’istituto federale.

“Momento vergognoso”

“Questo è da considerare come uno dei momenti più vergognosi nella storia del Politecnico di Zurigo”, ha scritto uno studente cinese nella sezione commenti della pagina web dell’ateneo. “Questo istituto, un tempo celebrato per la sua indipendenza, autonomia, impegno per la scienza e correttezza, ha ora perso tutti questi valori”. “Esorto l’università – ha concluso lo studente cinese – a riconsiderare seriamente e a ritirare questa decisione”.

In realtà tutte le università svizzere, così come del resto anche le imprese commerciali, sono tenute a osservare le sanzioni adottate dal Governo federale.

Dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio del 2022, i controlli di sicurezza sono stati estesi anche a studenti, professori e ricercatori russi. All’inizio di quest’anno, la rivista Beobachter ha intervistato gli studenti russi che studiano in diverse università svizzere per conoscere il loro parere sulle misure di controllo.

Una violazione della libertà accademica?

Alla testata zurighese, una studentessa di nome Irina ha dichiarato che “rifiutare le domande di ammissione degli studenti russi in questo modo rappresenta una “violazione fondamentale della libertà accademica (…). Siamo condannati per i crimini di un regime di cui non approviamo l’operato”.

“Tutti i contenuti didattici dei master sono comunque open source. Quali segreti potrei carpire lì?”, ha osservato la giovane.

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Da parte sua swissuniversities ha precisato che gli atenei svizzeri hanno la responsabilità di attuare le procedure di sicurezza connesse con le sanzioni internazionali: “Queste questioni sono affrontate dalle università nel quadro della loro autonomia e in conformità alle norme vigenti”.

L’Unione Europea sta cercando di uniformare la risposta degli Stati membri contro la minaccia dello spionaggio nel settore della ricerca. A maggio, il Consiglio europeo ha adottato un elenco di 14 raccomandazioni non vincolanti per le università e gli altri istituti di ricerca per contrastare “il trasferimento indesiderato di conoscenze, le interferenze straniere e le violazioni dell’integrità o di natura etica”.

A cura di Veronica De Vore/ts

Traduzione e adattamento di Leonardo Spagnoli

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