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Un limite sui chip statunitensi per l’IA alla Svizzera

persona osserva un microprocessore
L'obiettivo della regolamentazione statunitense è di cercare di evitare che Paesi rivali, in particolare la Cina, possa scrutare troppo da vicino i microprocessori. Copyright 2023 The Associated Press. All Rights Reserved

Contrariamente all'Italia, la Confederazione figura tra i Paesi che avranno un accesso limitato ai microprocessori statunitensi, indispensabili per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA). Una decisione incomprensibile per il ministro dell’economia Guy Parmelin e che preoccupa gli esperti e le esperte del settore.

Washington ritiene che solo gli alleati più stretti debbano avere un accesso illimitato ai potenti chip, prodotti esclusivamente negli Stati Uniti, da usare nel campo dell’IA. Nella lista dei 18 Paesi figurano, tra gli altri, Italia, Francia e Germania, mentre non è presente la Svizzera, che tra quattro mesi dovrà rispettare un limite alle importazioni. Questo sviluppo preoccupa gli esperti e le esperte del settore, perché questi microprocessori sono ampiamente utilizzati nella ricerca universitaria e da molte aziende.

In un’intervista pubblicata domenica dalla NZZ am Sonntag, il ministro dell’economia Guy Parmelin afferma che “questa categorizzazione è difficile da capire”. Secondo il consigliere federale, si tratterebbe di un autogol anche per Washington, poiché ad esempio il Politecnico federale di Zurigo o la stessa Google, che nella città sulle rive della Limmat ha un grande centro di ricerca, utilizzano questi chip per sviluppare innovazioni importanti anche per gli Stati Uniti.

La dipendenza della Svizzera

Olga Baranova, segretaria generale dell’associazione CH++, organizzazione che mira a rafforzare le competenze scientifiche e tecnologiche del mondo politico, ha esposto le preoccupazioni dei settori interessati ai microfoni della RTS.

Sottolinea che questi chip sono già presenti in molti settori e diventeranno onnipresenti nei prossimi anni. Inoltre, “l’economia e la ricerca in Svizzera dipendono fortemente da questa tecnologia, poiché non esiste un’alternativa,” aggiunge Baranova. Rileva anche che gli Stati Uniti dominano ampiamente il mercato, rendendo difficile un approvvigionamento alternativo.

>> L’intervista della RTS a Olga Baranova:

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La Cina nel mirino

La ragione per cui la Svizzera è esclusa dai Paesi partner non è molto chiara. “Si tratta di problemi di sicurezza? È un desiderio di rallentare lo sviluppo in Svizzera?”, si chiede il ministro dell’economia Guy Parmelin.

Il documento ufficiale del Dipartimento del commercio degli Stati Uniti elenca i Paesi fidati per proteggere la loro tecnologia e che non hanno restrizioni. Tuttavia, per quanto riguarda gli altri Paesi, non è stata fornita alcuna spiegazione individuale.

Ciononostante, appare evidente che l’obiettivo principale della regolamentazione sia bloccare l’accesso a questa tecnologia avanzata ai Paesi rivali, in particolare alla Cina. Gli Stati Uniti cercano non solo di frenare le esportazioni, ma anche di impedire alle aziende cinesi di aggirare le restrizioni utilizzando filiali all’estero.

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Negoziati transatlantici in corso

Olga Baranova invita la Confederazione a dimostrare agli Stati Uniti che la Svizzera soddisfa i criteri per essere esentata dalle quote. “È chiaramente compito della Confederazione dimostrare la nostra affidabilità e fornire ulteriori garanzie agli Stati Uniti.” Sottolinea che la Svizzera possiede un ecosistema di intelligenza artificiale e una politica di esportazione affidabile.

La Segreteria di stato dell’economia (SECO) sta attualmente analizzando il documento e il suo potenziale impatto sulle imprese e sulle istituzioni di ricerca. La SECO dichiara inoltre che sono già iniziate discussioni con le autorità statunitensi per garantire che questa regolamentazione non ostacoli la ricerca o l’innovazione in Svizzera.

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