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Adolf Hitler e persone che fanno il saluto nazista

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

La canicola che attanaglia la Svizzera in questi giorni ha fatto cadere, come previsto, un altro record. Domenica sera, a Payerne, nel Canton Vaud, l'isoterma dello zero gradi è stato misurato a 5'298 metri di altitudine, stando a quando comunicato da MeteoSvizzera. In media, durante il mese di agosto si situa a 3'750 metri.

Il record precedente risaliva ad appena un anno fa: il 25 luglio 2022 bisognava salire a 5'184 metri per trovare una temperatura pari a zero gradi. Vista l'evoluzione del clima, anche il primato registrato ieri non dovrebbe durare a lungo.

Adolf Hitler e persone che fanno il saluto nazista
Keystone

Nell’agosto di cent’anni fa, un politico ancora piuttosto oscuro viaggiò in Svizzera per alcuni giorni, con l’obiettivo di raccogliere fondi per il suo partito, fondato poco tempo prima. Il suo nome? Adolf Hitler.

Nell’agosto 1923, Adolf Hitler (nell’immagine nel 1931 a Monaco di Baviera) aveva assunto la presidenza dell’NSDAP, il Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, appena da un anno. Il partito era uno dei tanti della galassia dell’estrema destra tedesca. Il caporale austriaco era però già riuscito a mettersi in luce per la sua arte oratoria. In una Repubblica di Weimar attanagliata dalla crisi e devastata dall’inflazione, l’NSDAP aveva un grosso problema: mancava crudelmente di fondi.

Un’occasione per rimpolpare le casse del partito si presentò nell’estate del 1923, quando Ulrich Wille junior, figlio dell’omonimo e fortemente filotedesco comandante in capo dell’esercito svizzero dal 1914 al 1918, invitò Hitler in Svizzera. Durante gli otto giorni della sua permanenza nella Confederazione il futuro dittatore fece tappa a Sciaffusa, Zurigo e Berna, incontrando diversi esponenti del mondo economico e illustrando loro le sue teorie per combattere lo spettro del bolscevismo, condite naturalmente dall’antisemitismo.

Non si sa con precisione quanto denaro Hitler riuscì a raccogliere in Svizzera. Secondo la stampa dell’epoca, circa 123’000 franchi, una somma considerevole. Altre fonti hanno indicato invece 11’000 franchi, stando a quanto riporta il Tages-Anzeiger. Per la Neue Zürcher Zeitung, l’importo più verosimile è 33’000 franchi, somma che corrisponde oggi a circa mezzo milione di franchi. “La somma di denaro svizzero doveva essere considerevole e potrebbe essere stata decisiva per il finanziamento delle intense attività dei nazisti nell’autunno del 1923”, riassume alla Neue Zürcher Zeitung lo storico Raffael Scheck. Meno di tre mesi dopo il viaggio in Svizzera, Monaco di Baviera fu teatro del tentativo di putsch di Hitler e dei suoi accoliti. Un colpo di Stato che fallì miseramente, ma che permise a quello che all’interno del suo partito era già chiamato il Führer di farsi conoscere internazionalmente.

viola amherd
© Keystone / Alessandro Della Valle

La vicenda della RUAG, delle dimissioni della sua amministratrice delegata Brigitte Beck e della ventilata vendita alla tedesca Rheinmetall di 96 vecchi carri armati Leopard 1 immagazzinati in Italia continua a lasciare strascichi. La ministra della difesa Viola Amherd affronta oggi un’audizione davanti a una commissione parlamentare.

La Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale vuole vederci chiaro su quanto avvenuto in questi ultimi mesi attorno alla RUAG, l’azienda produttrice di armamenti interamente di proprietà della Confederazione. Il gruppo avrebbe voluto vendere alla Rheinmetall 96 Leopard 1 dismessi. La società tedesca li avrebbe poi in parte trasferiti all’Ucraina. Brigitte Beck aveva da parte sua invitato i Paesi europei a non tenere conto del veto di Berna alla riesportazione di materiale bellico elvetico in Ucraina. L’amministratrice delegata della RUAG ha poi dovuto rassegnare le dimissioni a inizio agosto.

Alcuni parlamentari ipotizzano che Viola Amherd fosse stata al corrente di tutto e abbia in qualche modo utilizzato Brigitte Beck per sfidare il divieto del Consiglio federale – ribadito a più riprese – di riesportare armi.

“”In un rapporto, c’era un accordo tra il capo di RUAG e il dipartimento della Difesa su questa intesa per i carri armati. È importante che il comitato di gestione esamini la questione e stabilisca se abbiamo mandato il direttore di Ruag a combattere una battaglia persa“, ha dichiarato la consigliera nazionale socialista Franziska Roth, membro della commissione. La ministra della difesa per il momento non si è espressa sulla vicenda.

bandiere
Keystone / Martial Trezzini

Gli ambasciatori e le ambasciatrici svizzere riuniti fino al 24 agosto a Berna per il tradizionale incontro, che si svolge sin dal lontano 1887.

Nella capitale svizzera convergono da oggi sino a giovedì 240 persone che rappresentano la Svizzera nel mondo. L’obiettivo della riunione è di analizzare le sfide con cui è confrontata la politica estera e la strategia svizzera in questo ambito, in particolare alla luce della guerra in Ucraina.

“Il dialogo tra Berna e l’estero è intrattenuto durante tutto l’anno, ma niente può sostituire l’interazione diretta offerta dalla Conferenza”, ha sottolineato il responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) Ignazio Cassis, citato in un comunicato.

La Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori è stata organizzata per la prima volta nel 1887 su iniziativa dell’allora presidente della Confederazione Numa Droz. All’epoca si riunirono i cinque capimissione stanziati a Parigi, Vienna, Roma, Berlino e Washington. L’idea di creare un’occasione di confronto si è mantenuta fino ad oggi.

passeggeri in un aeroporto
© Keystone / Ennio Leanza

Gli aeroporti svizzeri riprendono quota nel secondo trimestre del 2023. Il numero di passeggeri e passeggere rimane però ancora inferiore rispetto ai livelli pre-Covid.

Complessivamente, tra aprile e giugno dai principali scali elvetici sono transitate 13,8 milioni di persone (partenti o in arrivo), ossia il 21% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, stando alle cifre pubblicate lunedì dall’Ufficio federale di statistica. Con 7,6 milioni (+7,6%) di passeggeri/e, l’aeroporto di Zurigo-Kloten resta il principale hub del Paese, seguito da Ginevra-Cointrin (4 milioni, +12%) e da Basilea-Mulhouse (2,2 milioni, +14%).

Il numero di movimenti aerei ha seguito la stessa evoluzione. A Kloten, ad esempio, ne sono stati registrati 56’136, tra decolli e atterraggi, pari al 18% in più. L’Europa resta la principale destinazione delle persone che decollano dagli scali elvetici.

Seppur in aumento, il dato relativo al numero di passeggeri/e rimane comunque inferiore del 10% rispetto al periodo prima della pandemia, precisa l’Ufficio federale di statistica.


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