Alessandro/a, il punto di vista della Chiesa
La chiesa cattolica non prende posizione sulla validità del matrimonio di un uomo che ha cambiato sesso
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Nel 2005 un prete di un paesino del modenese sposò un uomo e una donna. All’altare, Alessandro e Alessandra si promisero amore eterno. Hanno continuato a volersi bene anche dopo che Alessandro ha cambiato sesso, nel 2009. Vogliono restare insieme e anche se lo stato italiano ha messo dei paletti burocratici al loro matrimonio, contro i quali stanno lottando, forse in questo caso sarà vero che “quel che Dio ha unito l’uomo non può separare”.
Infatti, la controversa questione interessa anche la chiesa perché il loro vincolo sembra inscindibile. L’annullamento di un matrimonio avviene solo se una delle due parti lo richiede e porta prove inconfutabili che dimostrino che già al momento della promessa, la persona che si era sposata non era quello che faceva credere di essere, era già diverso. Se la moglie ora chiedesse la nullità, il Tribunale Ecclesiastico, potrebbe cominciare le pratiche. Ed è così che è sempre stato. Questa volta, però, non c’è l’intenzione di farlo.
E mentre sembra ovvio per gran parte dei fedeli che questo matrimonio tra due donne, che ora esiste in seno alla chiesa cattolica, debba essere annullato, non ci sono i termini giuridici per farlo. Per la bioetica cattolica il sesso alla nascita resta sempre quello, a prescindere da una transizione chirurgica. Questo ci fa chiedere perché, allora, esiste un ostracismo così feroce verso le unioni civili tra transessuali o tra transessuali ed eterosessuali, se il corpo non è per i credenti che una scatola. C’è anche chi, nel clero, crede sia venuto il momento di capire il mondo che cambia e di avvicinarsi ai diversi casi con più empatia che giudizio critico. Nonostante il caso sia stato riportato dalla stampa italiana, la chiesa non ha dichiarato nulla a riguardo ma rimane che sia ora un curioso precedente che dovrà tenere in considerazione.
Eva Pedrelli
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