Sea Watch sempre “incagliata” nei divieti di attraccare
A 17 giorni dal loro recupero al largo della Libia, i migranti a bordo delle navi di due Ong tedesche restano ancora in mare. "Il loro stato psicologico e di salute rischia di peggiorare sensibilmente", ha scritto Sea Watch, sulla cui imbarcazione è salito il corrispondente della Radiotelevisione svizzera.
Alcuni migranti a bordo da 17 giorni della nave di Sea Watch-3, una delle navi bloccate in mare da diversi giorni in attesa del via libera per sbarcare in un porto sicuro, avrebbero iniziato venerdì a rifiutare il cibo. È quanto afferma la stessa organizzazione non governativa tedesca venerdì in un tweet ribadendo il timore che “il loro stato psicologico e di salute possa peggiorare sensibilmente”.
Nel frattempo, i rappresentanti della Commissione europea hanno sollecitato l’invito ai paesi dell’Ue a mostrare solidarietà, ribadendo anche la necessità di mettere in piedi un meccanismo stabile, per gestire questo tipo di situazioni.
“Stiamo consumando i telefoni. Ci sono stati intensi contatti anche durante il fine settimana” per trovare una soluzione in tempi veloci, ha dichiarato Margaritis Schinas, portavoce dell’esecutivo comunitario.
“Se i politici che stanno infliggendo questa situazione a queste persone, venissero qui a bordo, non potrebbero mantenere la stessa idea che hanno adesso. È impossibile…”, ha detto alla Radiotelevisione svizzera il capo della missione Sea Watch 3, Kim Heaton Heater.
Una soluzione, però, non è ancora arrivata. Secondo fonti diplomatiche, una decina di Paesi – tra questi Italia, Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo, Olanda e Romania – si sono offerti di ricevere parte dei migranti se Malta aprirà i suoi porti per lo sbarco.
Ma l’impasse resta, perché La Valletta chiede che oltre alle 49 persone a bordo delle due navi delle ong, siano ridistribuiti anche altri 249 profughi salvati nei giorni scorsi dai suoi
guardacoste.
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