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Ue: caccia ai non iscritti per Ecr e Id, sogno terzo posto

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) A quattro giorni dal voto il Parlamento europeo che verrà è tutt’altro che definito. C’è una corposa pattuglia, che le infografiche dell’Eurocamera definiscono “altri”, composta da delegazioni di partiti che, cinque anni fa, neanche esistevano.

Sono 46 eurodeputati, al momento, ai quali vanno aggiunti i 45 non iscritti, che fanno parte di liste nazionali che nella scorsa legislatura esistevano ma che non facevano parte di alcun gruppo. È su questo bacino che i Conservatori e Riformisti e il gruppo identità e Democrazia stanno puntando per rafforzarsi. Con un sogno: scalzare Renew come terzo gruppo più numeroso dell’Eurocamera.

La forza sta nei numeri. E questo assioma vale soprattutto tra le mura di un Parlamento. Prima di lavorare davvero al gruppo unico, se mai ci sarà, il Gruppo dei conservatori e riformisti europei (Ecr) e il Partito identità e democrazia (Id) viaggiano su binari paralleli, in una sorta di corsa a chi avrà più seggi.

I leader sovranisti, ieri a Bruxelles, ne hanno parlato nel vertice che ha visto al tavolo, tra gli altri, il vicepresidente del Consiglio dei ministri dell’Italia Matteo Salvini e la deputata dell’Assemblea nazionale francese Marine Le Pen. Si è parlato di nuovi ingressi, del posizionamento del premier ungherese Viktor Orban, di fare “pressione” proprio su Ecr. Il gruppo è dominato dai 30 eurodeputati del Rassemblement National, che hanno controbilanciato la debacle della Lega. L’esclusione di Afd, tuttavia, ha tolto a Id 16 eurodeputati. I leader sovranisti hanno concordato che, un eventuale rientro dei tedeschi, sarà valutato solo dopo le elezioni in Francia. Certo, con l’ultradestra teutonica Id balzerebbe da 58 a 72 seggi, ai quali potrebbero aggiungersi altri neo-eletti: si va dai due iscritti ai nazionalisti romeni di Sos ai sei dei polacchi di Konfederacja.

Ecr, guidato da Fdi e dalla premier italiana Giorgia Meloni, è già passato all’incasso. Ieri il gruppo ha accolto 4 nuovi eurodeputati, da Croazia, Lussemburgo, Cipro e Finlandia (in quest’ultimo caso il Partito dei finlandesi era già nella famiglia di Ecr ma non aveva eletti). Presto si unirà anche un eletto della lettone Lista Unita. Il gruppo, al momento è salito a 76 membri, tre in meno di Renew. I prossimi giorni diranno se, nei Conservatori, entrerà o meno Fidesz, il partito di Orban.

Al momento le possibilità sembrano ridotte al lumicino: il gruppo sulla coabitazione con gli ungheresi è diviso, la delegazione ceca ad esempio ha già minacciato che, nel caso, busserà le porte del Partito popolare europeo (Ppe). E poi c’è da definire la missione politica del gruppo di Meloni, critico nei confronti delle politiche europee ma su posizioni meno estremiste di Id. Il voto in Plenaria per la presidenza dell’Eurocamera e per il probabile bis della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen farà chiarezza. Con il rischio, tuttavia, che il gruppo si divida sul voto. Gli spagnoli di Vox e i polacchi del Pis hanno anticipato che Ursula non la voteranno.

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