‘Workaway’, soggiorni gratuiti per chi dà una mano
Cosa si può chiedere di più, per una vacanza, di un buon alloggio a poco prezzo? Un alloggio gratis, o meglio: guadagnato con qualche ora di volontariato, così da trasformare il soggiorno in esperienza formativa. Un modo di viaggiare chiamato 'workaway'.
Non è proprio un’invenzione da zero. Da cinquant’anni, in fondo, ragazze e ragazzi alla pari trovano vitto e alloggio in famiglie lontane in cambio di una mano in casa, per poter studiare una lingua straniera.
Dal primo dopoguerra, il Servizio civile internazionaleCollegamento esterno dà vita a campi di volontariato per promuovere valori di pace e solidarietà, mentre l’UE ha un suo programma chiamato Servizio volontario europeoCollegamento esterno, che rimborsa anche le spese di viaggio.
“World-wide opportunities”
L’ispirazione arriva inoltre da WWOOFCollegamento esterno, l’associazione nata nel Regno Unito nel 1971 -ma che ha visto un’espansione globale con l’avvento del web- che mette in contatto le fattorie biologiche con chi voglia dare una mano e passare un soggiorno diverso.
Da tutte queste esperienze, e dalla diffusa dimestichezza con le reti sociali, è nata una generazione di “workawayers”, volontari-vacanzieri. Trovano ospitalità attraverso portali del tutto simili ai “social”, con profili, foto e commenti.
Chi li ospita, cosa chiede
Su workaway.infoCollegamento esterno, sono elencate attualmente 34’000 destinazioni. Tipicamente, gli ospitanti offrono un alloggio e i pasti in cambio di un impegno di 4 o 5 ore al giorno, per 5 giorni la settimana.
A ospitare sono singoli, famiglie, associazioni e piccole imprese. Molti hanno una stanza per gli ospiti, altri una tenda in giardino; alla peggio, è dato solo il nudo spazio per campeggiare.
Non tutti gli ospitanti hanno una reale necessità, per quanto siano numerose le famiglie a cui serve qualcuno che badi ai bambini o dia una mano in casa e in giardino. Talvolta stanno ristrutturando l’abitazione, e cercano viaggiatori con competenze da decoratore, idraulico o elettricista.
Alcuni, si accontentano di condividere spazi e conoscenze, su erbe officinali, tecniche di meditazione, artigianato, e sul “bio”. L’agricoltura e l’allevamento, al piano e d’alpeggio, sono certamente l’occupazione più ricorrente proposta dagli ‘host’ svizzeri.
Altri portali di accoglienza in cambio di aiuto o soggiorni di volontariato: helpx.netCollegamento esterno, helpstay.comCollegamento esterno, thepoosh.orgCollegamento esterno, gocambio.comCollegamento esterno, movingworlds.orgCollegamento esterno, goabroad.comCollegamento esterno, globalhelpswap.comCollegamento esterno (un repertorio più ampio è disponibile su nomadidigitali.itCollegamento esterno).
Ci sono poi le missioni vere e proprie: il rimboschimento, l’osservazione di uccelli e altre specie, la costruzione delle strutture necessarie a un campo di meditazione sufiCollegamento esterno per 200 persone.
B&B e ostelli
Non di rado, infine, sono le stesse strutture turistiche a cercare volontari. Come piccoli bed & breakfast senza personale, che offrono un letto a chi è disposto a rassettare e occuparsi dell’accoglienza, o l’ostello di Onsernone , dove il compito dei volontari è piuttosto quello di animare il luogo.
Mike Keller è nato in Valle Onsernone da padre svizzero tedesco e madre americana. Cresciuto negli Stati Uniti, è tornato in Ticino dopo aver lavorato in ambito umanitario in Africa e Medio Oriente.
Ingaggiato dal comune di Onsernone per l’infopoint turistico, ha assunto la gestione dei tre ostelli comunali (fino ad allora destinati a scolaresche e gruppi) e ne ha riconvertito uno, Villa Edera, in ostello per “backpackers”.
Michelle, 19 anni, viene dall’Ontario, Canada. Per la sua prima esperienza da workawayer si è fermata a metà strada tra l’Italia, che voleva visitare, e la Svizzera interna, dove ha dei familiari. Passerà l’estate in Europa e ripeterà l’esperienza il prossimo anno.
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